LORENZO MONACHESI
Cronaca

Storia delle donne in Italia, il libro di Severini

"La frattura della memoria" (Marsilio) è il titolo dell’ultimo lavoro del prof Unimc: "Dai moti del ’48 al diritto di voto, tante vicende dimenticate"

Storia delle donne in Italia, il libro di Severini

Storia delle donne in Italia, il libro di Severini

"In una società democratica non è più accettabile vedere libri e manuali di storia privi di capitoli sulla articolata vicenda femminile, soprattutto per l’età contemporanea". È quanto dice Marco Severini, docente all’Università di Macerata di storia contemporanea e autore del libro "Le fratture della memoria. Storia delle donne in Italia dal 1848 ai nostri giorni" (editore Marsilio), che tra l’altro terrà dal 12 ottobre delle lezioni su questo argomento agli universitari.

Professor Severini, c’è una ragione particolare perché nel suo libro inizia dal 1848 a raccontare la storia delle donne in Italia?

"Perché nel biennio 1848-49 si rivela da parte di numerose italiane una capacità di fare squadra, di avviare realtà costruttive e importanti fino a quel frangente sconosciute. Lo si vede, tanto per limitarci a degli esempi, al supporto femminile dato alla partecipazione patriottica nelle manifestazioni del ‘48 e, nella Roma repubblicana del ‘49, all’amministrazione delle ambulanze, il primo esperimento di assistenza infermieristica e laica della storia europea: cinque anni prima dell’operato di Florence Nightingale in Crimea e quindici prima della fondazione della Croce Rossa".

Ha trovato un aspetto che l’ha sorpresa in questo lavoro di ricerca?

"Il fatto che le italiane siano state sempre presenti nei passaggi cruciali della contemporaneità, anche se la memoria del loro apporto è stata presto dimenticata. Nei plebisciti per l’annessione al Regno di Sardegna dell’autunno del 1860, alcune donne votarono. La memoria e le celebrazioni della Resistenza, a guerra conclusa, sono state quasi esclusivamente maschili (con eccezioni in Piemonte e in Emilia) benché, anche in questo caso, le donne abbiano fatto coraggiosamente la loro parte. In età repubblicana la maggior parte delle conquiste femminili sono dovute all’intrepido operato di 21 madri costituenti su 556 costituenti, appena il 3.7%".

Ci sono marchigiane che hanno dato un forte impulso al cammino delle donne verso la modernità?

"Certamente. Una di quelle prime votanti, Maria Alinda Bonacci, nata a Perugia da genitori marchigiani, esercitò tale diritto nel collegio di Recanati. Le proto elettrici italiane del 1906 erano giovani maestre marchigiane così come la prima avvocata italiana, Elisa Comani, divenuta tale nel 1919 per effetto della legge sulla capacità giuridica della donna, era di origini lombarde ma risiedeva da tempo nelle Marche e sì laureò in legge all’Università di Camerino".

Quali sono le vicende e gli eventi dimenticati che lei riporta alla luce?

"Il libro segue una metodologia rigorosa, è stato scritto con un linguaggio chiaro e accessibile e dà giusto spazio alle donne dimenticate: quelle che hanno salvato uomini e donne nei momenti terribili come le guerre mondiali. Nel settembre del 1943, dopo che ad Ascoli cittadine e cittadini avevano sostenuto gli avieri di stanza in città nel cacciare i tedeschi, ad Ancona Alda Renzi, una popolana che parlava solo il dialetto, di professione sarta, vedova con quattro figlie, salvò circa 300 militari dalla deportazione nei campi del Reich, grazie all’aiuto di amiche e conoscenti".