"Strauss e Mahler a loro agio anche sui social"

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I brani di Mahler, Schumann e Richard Strauss costituiscono la proposta del Quartetto Werther per il live di martedì alle 21 al teatro Lauro Rossi, un appuntamento che rientra nei concerti di Appassionata. Sul palco quattro giovani musicisti: Antonino Fiumara al pianoforte, Misia Iannoni Sebastianini al violino, Martina Santarone alla viola e Vladimir Bogdanovic al violoncello. Eseguiranno il Quartetto in la minore per pianoforte e archi ’Quartettsatz’ di Gustav Mahler, il Quartetto in mi bemolle maggiore op.47 di Robert Schumann e il Quartetto in do minore per pianoforte e archi op.13 di Richard Strauss.

Fiumara, c’è un brano a cui siete più legati tra quelli in scaletta al concerto di martedì?

"Forse il quartetto di Schumann, lo suoniamo da tempo ma ogni volta ne scopriamo un aspetto nuovo".

Conoscendo la produzione musicale di Strauss e Mahler, in cosa avvertite la loro giovinezza avendo scritto quelle composizioni quasi agli inizi della carriera?

"In Mahler questo quartetto è come una premonizione degli eventi che lo colpiranno in vita, del suo rapporto con la morte avendo perso diversi fratelli e un figlio. È cupa l’atmosfera, quasi mesta ed è anche una composizione che anticipa ciò che si troverà nelle sinfonie. In Strauss, invece, la gioventù la troviamo nell’esuberanza, è una composizione molto matura sul piano strutturale e formale, ci sono anche delle intemperanze giovanili. È una scrittura snella per quattro voci che forse gli sta un po’ stretta ed ecco che poi passerà alle grandi composizioni sinfoniche".

Siete stati premiati dai critici e dagli addetti ai lavori vincendo il Premio Farulli e con il terzo posto al concorso internazionale di camera di Trieste, però è importante che un nome circoli non solo tra gli addetti ai lavori. Tra i musicisti c’è chi apre un canale sui social e ha un grosso seguito: è possibile riuscire a conciliare i due aspetti?

"Oggi è fondamentale avere un’apertura nei social, noi abbiamo il nostro canale Youtube, pagine Facebook e Instagram. C’è anche da sdoganare l’idea che la musica classica possa essere un qualcosa per una élite o per addetti ai lavori. Abbiamo condotto a Trieste un progetto di guida all’ascolto attraverso informazioni sull’autore, sulle nostre esperienze per come abbiamo affrontato lo studio di quella composizione, cosa ci suscita suonarla. Insomma, abbiamo voluto dare un contributo perché lo spettatore possa ascoltare una composizione con un orecchio differente".

Avvertite nei live che alcuni preferiscano restare a casa perché la pandemia ha tolto certezze e seminato dubbi?

"Dalle nostre ultime esperienze abbiamo riscontrato maggiore pubblico nei concerti di Torino e Venezia. È chiaro che c’è un po’ di paura a uscire, a fare assembramenti, ma i dati dicono che il teatro è uno dei posti più sicuri".

Lorenzo Monachesi