Macerata, studentessa violentata a 17 anni. Arrestato operaio

Ragazzo finisce ai domiciliari dopo la denuncia della minorenne. "Costretta ad avere un rapporto sessuale in auto"

Il capitano Roberto Nicola Cara, comandante dei carabinieri della Compagnia di Camerino

Il capitano Roberto Nicola Cara, comandante dei carabinieri della Compagnia di Camerino

Macerata, 1 dicembre 2019 - Violenza sessuale su una minorenne: agli arresti domiciliari un ragazzo di 25 anni dell’Alto Maceratese, incensurato, che lavora in un’azienda della zona. I fatti, secondo la ricostruzione fatta dai carabinieri della Compagnia di Camerino, risalgono alla notte tra il 9 e il 10 luglio. La mattina seguente, una studentessa islandese di 17 anni, arrivata in provincia per frequentare una scuola di italiano, aveva denunciato ai carabinieri di avere subìto una violenza da un ragazzo del luogo.

Per lui, la misura cautelare degli arresti domiciliari, emessa dal tribunale di Ancona, è scattata solo ieri, dopo che la Cassazione ha respinto il ricorso dei suoi legali contro la richiesta della Procura. Il ragazzo è accusato di avere compiuto una violenza sessuale nei confronti della 17enne, conosciuta sui social. Secondo le indagini i due, dopo avere trascorso una serata con degli amici in un locale dell’entroterra, si sarebbero appartati in auto.

Qui l’operaio avrebbe costretto la studentessa a spogliarsi e ad avere un rapporto sessuale. Sotto choc, dopo essere riuscita a tornare a piedi nel suo alloggio in parte ancora svestita, la mattina seguente la 17enne si è presentata alla stazione dei carabinieri per denunciare l’accaduto. Così, i militari della Compagnia di Camerino, guidati dal capitano Roberto Cara, hanno fatto scattare le indagini, dirette dal procuratore capo, Giovanni Giorgio, per raccogliere quanti più elementi idonei a rafforzare la posizione della ragazzina.

Il 25enne, da quanto emerso, si sarebbe anche vantato della serata con degli amici tramite messaggi inviati col cellulare. I carabinieri hanno repertato campioni biologici nell’auto, sui vestiti della ragazzina e hanno analizzato le conversazioni WhatsApp nel cellulare dell’indagato. Inoltre, il 26 luglio, si è proceduto a un incidente probatorio, come disposto dall’autorità giudiziaria, in maniera tale da dare un riscontro esatto alla dinamica dei fatti. Nel frattempo la ragazzina era stata raggiunta in Italia dai familiari. Al termine delle indagini, il procuratore Giorgio aveva chiesto la misura cautelare agli arresti domiciliari, che il giudice aveva rigettato, poiché si sarebbe trattato di un episodio occasionale. La Procura aveva fatto appello, e il tribunale del riesame ha accolto il ricorso, ordinando i domiciliari. È stato allora che i difensori hanno presentato il ricorso in Cassazione, anche questo respinto. Per il 25enne sono scattati gli arresti domiciliari.