"Sui social a notte fonda Salviamo i nostri ragazzi"

Lo psichiatra Giuli: aumentano i casi di dipendenza, va limitato l’uso del cellulare "Il digitale non va demonizzato, ma non può diventare un’alternativa alla realtà"

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"Certi fenomeni non si possono frenare, ma come dicono tutti gli studiosi, da Crepet a Galimberti, ai ragazzi servono le regole. Prima sapevamo che 4 adolescenti su 10 restavano collegati al cellulare fino a notte fonda, il cosiddetto vamping, oggi sono 6 su 10". Dopo quasi due anni in cui persino i bambini delle elementari si sono ritrovati a fare lezione davanti a un computer, chiusi nelle case, lo psichiatra Gianni Giuli, direttore del Dipartimento dipendenze patologiche, porta l’attenzione sull’eccesso di internet nel nostro quotidiano. "Il digitale non va demonizzato. Ma in alcune situazioni la rete rischia di diventare una alternativa alla realtà, e sarà peggio con Meta, che propone una realtà virtuale tridimensionale da vivere con un avatar. Non sono fenomeni che possiamo frenare, ma dobbiamo farci i conti".

Oggi come è la situazione?

"La Società di psichiatria, gli ordini degli psicologi, la Società di farmacologia dicono tutte che il 30 per cento degli adolescenti ha modalità inadeguate, problemi e difficoltà. Abbiamo dei dati, ad esempio sul vamping. La tendenza alla fuga dalla realtà, alla chiusura, era nell’aria, ma il Covid l’ha esasperata. Da ricerche europee e americane emerge la tendenza a non prendere la patente, non andare al cinema, non avere relazioni a lungo termine, ad avere meno autonomia. La richiesta di aiuto è aumentata, ma questo vuol dire che la gente sa che può farsi aiutare in questo momento".

Molte regole domestiche sono saltate con la Dad, che ha messo anche i più piccoli per ore davanti ai computer.

"Il rischio maggiore è alle elementari. Forse sarebbe stato utile saltare un anno, come hanno fatto in Germania. In ogni caso, a quanto si dice l’apprendimento è molto calato con la Dad. Ma le corse con i programmi non servono".

E gli adolescenti come stanno?

"L’adolescenza è una frattura interiore, dopo la quale ci si ricostruisce con le figure di riferimento, i genitori, gli insegnanti, i parroci. Se non si trova niente in questa fase c’è la fuga dissociativa, o attraverso la droga, o con i fenomeni che vediamo oggi cioè l’aggressività o gli atti autolesionistici. Le figure di riferimento vanno ricostruite. Purtroppo con la Dad anche gli insegnanti sono stati poco presenti".

Cosa si può fare?

"Le famiglie dovrebbero alternare le attività online e offline. I ragazzini devono fare sport e stare insieme. Il cellulare oggi è una dipendenza per tutti, il problema è dare le regole sul tempo di utilizzo. Bisogna spiegare che non c’è solo quello. Poi c’è la scuola. Servono progetti sulle abilità cognitive e relazionali, perché da lì si sviluppa il pensiero critico, la nostra unica chance di salvezza. Si deve partire dalle elementari, perché ci vanno tutti e perché gli insegnanti sono molto disponibili. Con il gruppo nazionale per la prevenzione delle dipendenze, stiamo cercando di preparare un piano nazionale e la prima cosa stabilita è che bisogna arrivare quanto prima".

Si può vietare il telefonino?

"L’uso va limitato. Un neuropsichiatra tedesco dice che nei bambini e ragazzi crea dipendenza come la droga. Il ruolo di supervisione va esercitato. Se uno passa tutta la notte al cellulare, bisogna toglierglielo. Ci sarà da discutere, ma essere un educatore è una fatica e una responsabilità. E poi ci vogliono alternative, le cose belle come l’arte o la natura o i rapporti interpersonali, per sviluppare le moltissime risorse di bambini e ragazzi".