"Superbonus, diversi interventi a rischio"

L’allarme di Crucianelli (Ance): il governo cambia le carte in tavola, con il taglio dal 110 al 90% non pochi committenti rinunceranno

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di Lucia Gentili

Dal primo gennaio il Superbonus per i condomìni scenderà dal 110 al 90%. Ci sarà la proroga del 110 fino al 31 marzo per le abitazioni unifamiliari se i lavori sono a buon punto (arrivati al 30% lo scorso settembre); sempre per le unifamiliari, solo sulla prima casa e sotto una determinata soglia di reddito, sarà possibile effettuare i lavori fino al 31 dicembre 2023 ma con aliquota al 90%. Sono le principali novità del Superbonus nel dl Aiuti Quater varato in questi giorni dal governo Meloni. L’architetto Enrico Crucianelli, già presidente della sezione costruttori Confindustria Macerata e attuale vicepresidente Ance Macerata, nonché titolare della Crucianelli RestEdile di Tolentino, illustra le criticità. "Un cambio in corsa – esordisce – che avrà delle conseguenze. La modifica dell’aliquota, che sarebbe dovuta avvenire a fine 2023, è stata anticipata a inizio anno. Molti interventi quasi pronti e deliberati dalle assemblee dei condomini, sui quali i progettisti hanno lavorato e in fase di programmazione, rischiano di saltare. L’opera di progettazione, che dura mesi, con tutta la macchina messa in moto tra sanatorie e verifica delle difformità, risulterà così vana. Con l’aumento degli accolli, infatti, non saranno pochi i committenti che rinunceranno agli interventi. Mi lascia perplesso anche la scelte della proroga sulla prima casa con reddito basso; solitamente si tratta di una fascia poco propensa a fare investimenti. Cioè il governo prevede la proroga per una platea che molto probabilmente non ne usufruirà. In tutto questo quadro, però, c’è un aspetto positivo: la proroga a marzo degli interventi in corso sulle unifamiliari". Crucianelli riflette poi su un altro aspetto, che secondo lui non va sottovalutato: "Questo provvedimento, che ha una sorta di effetto retroattivo e cambia le carte in tavola, avrà anche un effetto destabilizzante: farà da deterrente nell’usufruire del Superbonus. Le persone hanno perso fiducia e temono che la percentuale del contributo continui a scendere senza preavviso". Diversa invece la situazione per i proprietari degli edifici lesionati dal sisma 2016, che possono continuare ad usufruire del Superbonus al 110% fino al 2025. In questo caso il nodo è la difficoltà di trovare istituti bancari che accettino la cessione del credito. "Qui lo Stato dovrebbe fare un accordo con le banche: la stessa banca che eroga il contributo terremoto dovrebbe acquistare anche il credito d’imposta che si genera dalle quote di accollo – conclude il vicepresidente Ance –. Secondo me sarebbe la soluzione. Bisogna ricordare che nella quasi totalità dei lavori del terremoto c’è un accollo. Il contributo ricostruzione è stato sì aumentato (in seguito all’aumento dei prezzi sui materiali), ma non copre comunque il costo dei lavori".