"Tanta manutenzione ordinaria, ma non basta"

Oltre 5mila interventi del Consorzio di Bonifica. Netti: "L’allarme deve scattare anche con l’allerta gialla e serve più prevenzione"

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di Franco Veroli

Dal primo gennaio 2014 al 30 agosto 2022, il Consorzio di Bonifica delle Marche ha effettuato 5.117 interventi di manutenzione ordinaria sul reticolo idrografico, per un importo complessivo di oltre 25 milioni di euro. Di questi, il numero più alto, 1.662, sono quelli in provincia di Macerata (perché è quella che ha versato di più al Consorzio), per un importo di 7,6 milioni di euro. Dal 2017 al 2022, i progetti commissionati dalla Regione al Consorzio sono 46, per un importo complessivo di quasi 47 milioni di euro. Di questi, in provincia di Macerata ci sono la manutenzione idraulico-forestale e ripristino officiosità idraulica del fiume Potenza e torrente Scarsito a Pioraco, in fase di esecuzione, per 435mila euro; i lavori di manutenzione idraulico forestale sul torrente La Valle in località Taro e Arciano di Valfornace, già eseguiti, per 145mila euro; gli interventi di mitigazione del rischio idraulico sul fosso Bagnolo a Trodica di Morrovalle, per 600mila euro, ancora da approvare; la protezione del centro abitato di Trodica di Morrovalle dalle esondazioni del fosso Trodica – Lotto 1 – , per un importo di 4,2 milioni di euro, in fase di esecuzione; le opere di mitigazione e difesa dal rischio idraulico del fosso Cunicchio nell’area urbana di Montecosaro Scalo, per un importo di 750mila euro, ancora da approvare. "Le opere sono importanti, quelle fatte e quelle che sonno ancora necessariamente da fare. Ma non bastano ad evitare situazioni drammatiche come quella della scorsa settimana. Serve anche molto altro". Claudio Netti, presidente del Consorzio di Bonifica delle Marche, indica anche altre azioni che, a suo avviso, sono molto rilevanti. "In generale, innanzitutto servono i piani di adattamento ai mutamenti climatici, prevedendo che l’allarme scatti già con l’allerta gialla, indicando in modo preciso ai cittadini i comportamenti da tenere; in secondo luogo bisogna realizzare le opere per la mitigazione del rischio idrogeologico. A questo proposito, organizzeremo quanto prima il convegno che dovevamo tenere nel 2020, poi rinviato causa Covid, per illustrare gli esiti dell’indagine che abbiamo realizzato, in collaborazione con le università di Camerino e Urbino, nei bacini dei Fiumi Misa, Esino, Musone, Potenza, Chienti, Tenna. Uno studio attento e accurato, da cui emerge un quadro dettagliato delle criticità, sia antropiche che naturali (con un rischio distinto tra elevato, medio e basso) e che consente di mettere a punto i necessari interventi di prevenzione". Per quanto riguarda, poi nello specifico la provincia di Macerata, oltre agli interventi realizzati e quelli in programmazione lungo il corso del Chienti e di quello del Potenza, si possono utilizzare gli invasi di Caccamo, Polverina e le Grazie, oltre alla diga di Fiastra, come vasche di laminazione, cioè come bacini che consentano di contenere le acque che, in caso di piena i fiumi non riescono a mantenere nell’alveo. "Per farlo, però – spiega Netti – serve che ne sia sempre garantita la funzionalità con una costante manutenzione. E, poi, bisogna attrezzarsi bene: la conduzione di questi invasi, infatti, è simile a governare una nave in tempesta. La gestione, quindi, nonostante la tecnologia sia sempre più sofisticata, non si può fare da remoto. Serve una vera e propria rete di ’sentinelle idrauliche’ in carne ed ossa che, coordinate da una cabina di regia, non appena scatta l’allarme si portino sui punti prestabiliti per gestire l’ondata di piena, intervenendo per favorire il deflusso delle acque. Tutti gli interventi per mitigare i rischi, infatti, possono ridurre i danni, ma non garantiscono che non ci siano vittime. Un presidio del territorio da parte di persone che sono in grado di osservarlo in modo competente può fare davvero la differenza".