"Tante donne hanno dovuto lasciare il lavoro"

Guglielmi: con le scuole chiuse, per qualcuna non è stato possibile trovare una baby sitter a cui affidare i figli

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"Ora finalmente i numeri si stanno abbassando, ma lo sforzo della categoria è stato enorme. È un lavoro che è finito anche nei temi dei bambini, mentre tante colleghe hanno dovuto persino lasciare il lavoro. In provincia non esiste solo il Covid Center di Civitanova, infatti, ma anche le medicine d’urgenza, i pronto soccorso, l’ex palazzina di malattie infettive e i reparti Covid a Camerino". Elisabetta Guglielmi, segretaria provinciale del sindacato degli infermieri Nursind, testimonia quanto è costata ai lavoratori della sanità l’impegno contro la pandemia. "Moltissimi infermieri sono stati impegnati nei vari reparti Covid provinciali, ma anche sul territorio, con la prevenzione e adesso con le vaccinazioni. I post su Facebook di questi giorni ci ricordano che, un anno fa, si chiudevano i reparti dedicati alla terapia contro il Coronavirus, finalmente tornati alle normali terapie dopo il calo di ricoveri. Ma intanto cosa è successo? Nel 90 per cento dei casi, questa è una professione svolta dalle donne, e alcune colleghe sono state costrette a lasciare il lavoro: per qualcuna infatti non è stato possibile trovare una baby sitter a cui affidare i figli con le scuole chiuse, anche perché non tutte le baby sitter accettano di entrare in una casa dove c’è una persona che lavora in ambiente Covid. Per donne e uomini della sanità sono stati mesi difficili, tanto che questa fatica è finita anche nei temi dei loro figli, che descrivevano la lontananza dei genitori impegnati per salvare la vita delle persone". Nella fase due invece, sottolinea la segretaria del Nursind, pur essendo rimasto invariato l’impegno c’è stata maggiore sicurezza. "Il Nursind poi – aggiunge Guglielmi – ha voluto istituire un centro di ascolto molto apprezzato, con il quale abbiamo voluto cercare di stare vicini agli operatori in questo momento difficile".