Tari e differenziata: provincia virtuosa

Tassa al di sotto della media nazionale e regionale, bassa anche la quantità di rifiuti prodotti e alto il loro smaltimento per genere

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di Franco Veroli

Dal 2021 al 2022 la Tari (tassa sui rifiuti) è aumentata del 3%, passando da una media di 211 a 217 euro a famiglia (l’incremento medio regionale è dell’1,5%). Macerata, però, risulta la città più virtuosa delle Marche. È quanto emerge dalla annuale rilevazione dell’Osservatorio prezzi e tariffe di Cittadinanzattiva sui costi sostenuti dai cittadini per lo smaltimento dei rifiuti nei capoluoghi di provincia, che ha preso come riferimento nel 2022 una famiglia tipo composta da tre persone e una casa di proprietà di 100 metri quadri. A Macerata, pur con l’aumento, la Tari risulta comunque largamente al di sotto della media nazionale (314 euro) e regionale (246 euro), in regione più alta solo rispetto a Fermo (200 euro), ma più bassa rispetto ad Ancona (297 euro), Pesaro (275 euro), Urbino (264 euro) e Ascoli (226 euro). Ma a portare la nostra città in posizioni di rilievo rispetto agli altri capoluoghi marchigiani sono altri fattori. Per quanto riguarda la raccolta differenziata, con una percentuale del 75,5% Macerata vanta un primato che distanzia Urbino (69,3%), Ascoli (67,5%), Pesaro (65,1%), Fermo (64,9%) e Ancona (58,8%), facendo salire in alto anche la media regionale, 71,6%, di quasi nove punti superiore alla media nazionale, ferma al 63%. Stesso discorso sulla quantità di rifiuti prodotti. Macerata è il capoluogo marchigiano che registra il valore più basso: 452,10 chilogrammi per abitante l’anno, contro i 476,52 di Ascoli, i 479,77 di Ancona, i 521,30 di Fermo, i 550,29 di Pesaro e i 591,42 di Urbino. Pochi rifiuti e elevata percentuale di differenziata, un binomio fondamentale per guardare con fiducia al futuro. A livello nazionale, è al Sud che si registra la spesa più elevata, con la Campania in testa a livello regionale (414 euro, e un leggero decremento dello 0,6% rispetto all’anno precedente) e ben otto capoluoghi di provincia meridionali nella top ten dei più cari, guidata da Catania dove una famiglia spende mediamente 594 euro all’anno, con un incremento di quasi il 28% rispetto al 2021. La regione in cui si rileva la spesa media più bassa è il Trentino Alto Adige (212 euro), dove si registra però un aumento del 6,2% rispetto all’anno precedente. Fra i capoluoghi di provincia è Udine quello meno caro, con una spesa media a famiglia di 174 euro. Sono 63 i capoluoghi in cui si registrano aumenti della tariffa e soltanto 27 quelli in diminuzione: l’incremento più elevato a Cosenza (+40,9%), la riduzione più consistente a Caltanisetta (-17,4%). L’indagine è realizzata nell’ambito del progetto "Re - User: usa meglio, consuma meno", finanziato dal Ministero dello sviluppo economico, legge 3882000 – anno 2021.