Tariffe dell’acqua aumentate, chi imita Civitanova?

Paola

Pagnanelli

L’aumento delle bollette dell’acqua è l’ennesima notizia che non doveva arrivare. O per lo meno, non in questo modo, accompagnata da un senso di ineluttabilità, come se certe condanne fossero senza appello, certi problemi senza soluzione: vuolsi così colà, dove si puote ciò che si vuole. E invece non è affatto così, perché le bollette dell’acqua risentono anche di una politica specifica, affidata a organi specifici, a loro volta controllati dalle istituzioni. Cosa non ha funzionato in questa catena,

se oggi l’aumento delle tariffe appare come un disastro caduto dal cielo? Non si può giustificare qualunque cosa con la guerra che è scoppiata tra Russia e Ucraina.

A Civitanova, il Comune ha annunciato che interverrà sulle utenze domestiche, per aiutare i cittadini: quindi il problema, almeno in parte, può essere affrontato. Perché solo a Civitanova? Sembra un po’ come la storia dei parcheggi a Macerata, aumentati quasi all’insaputa della giunta, e riabbassati solo dopo le vibranti proteste.

Per restare alle bollette dell’acqua, chi doveva nominare il presidente dell’Ato 3 a cui affidare la questione dei costi idrici, e magari anche del fantomatico gestore unico?

Se ne parla da secoli, e invece l’assemblea dei sindaci non è riuscita neppure a indicare un presidente. Come non è stato nominato il direttore artistico della Form, per fare un esempio, o il sovrintendente dello Sferisterio. Ma i giochi di potere tra i partiti – soprattutto se trascinati così a lungo - hanno ricadute dirette e negative sui servizi offerti e sui costi che, alla fine, siamo noi cittadini a pagare.