
Domani a Treia l’inaugurazione della dotazione arrivata grazie ad alcune donazioni. Sgolastra e Caraffa: "Migliorata l’efficacia dei trattamenti, restano però delle ombre".
"La tecnologia sta trasformando profondamente il campo della riabilitazione, offrendo nuove opportunità per migliorare l’efficacia dei trattamenti, personalizzare le terapie e ampliare l’accesso alle cure. Si tratta di un supporto importante, ma non può sostituire la mano del terapista". La dottoressa Monica Sgolastra, medico in prima linea nel centro di riabilitazione di Treia, esprime un approccio "laico" nei confronti delle macchine, nel senso che ritiene necessario e importante misurarsi con le nuove tecnologie e l’intelligenza artificiale, ma non si può pensare che queste siano la soluzione di tutto.
Non a caso, venerdì 23 e sabato 24 maggio, insieme a Giorgio Caraffa, direttore del Dipartimento di Medicina fisica e riabilitazione dell’Ast, ha organizzato un convegno che porta il titolo "La tecnologia al servizio della riabilitazione: luci e ombre". Si discuterà dello stato dell’arte, con una prospettiva inclusiva di lungo periodo che consideri non solo l’efficacia delle soluzioni disponibili, ma anche l’accessibilità, la sostenibilità e i bisogni di formazione degli operatori. E lo si farà a partire dalla dotazione robotica acquisita di recente dal Centro di Treia – grazie a donazioni – consistente in uno strumento per la riabilitazione degli arti superiori (braccia e mani) e un "alleviatore" di peso per graduare il recupero dei movimenti degli arti inferiori, che sarà inaugurata domani alle 11 nell’ospedale di comunità di Treia, presenti l’assessore regionale alla sanità, Filippo Saltamartini, i vertici dell’Ast, autorità civili e religiose.
"Il robot per la riabilitazione degli arti superiori – spiega il dottor Caraffa – offre tre modalità di intervento. La prima è quella in cui è la macchina, ad esempio, a muovere la mano con corrispondente immagine sul computer che, attraverso la visione, stimola il cervello; la seconda è quella in cui è il paziente a muovere la mano, avendo sempre come riferimento lo schermo del computer in cui questi sono riprodotti; la terza, infine, è quella in cui o è il terapista che guida all’uso della mano, oppure è la mano sana che guida, come accade con i neuroni a specchio, quella malata". Quello che viene chiamato alleviatore di peso, invece, sostiene il corpo del paziente lasciando che i piedi arrivino vicino al piano, senza toccarlo, per fare i movimenti delle gambe in modo facilitato; poi i piedi vengono avvicinati progressivamente al piano fino a toccarlo, continuando con i movimenti. Nel convegno, che oltre a Caraffa e alla Sgolastra, ha come responsabile scientifico anche Maria Gabriella Ceravolo, professoressa di Medicina Fisica e Riabilitativa della Università Politecnica delle Marche, parteciperanno tantissimi esperti, marchigiani ma anche provenienti da altre regioni.
"I robot e gli esoscheletri sono da tempo inseriti nei programmi di trattamento riabilitativo – evidenziano Caraffa e Sgolastra –. Dispositivi di allenamento in realtà virtuale consentono di creare ambienti controllati e sicuri per la riabilitazione motoria e cognitiva, le piattaforme digitali e gli strumenti di realtà aumentata consentono di svolgere trattamenti a domicilio, soluzioni di teleriabilitazione promettono una più ampia accessibilità agli interventi, algoritmi di machine leaarning, in programmi di intelligenza artificiale, hanno un elevato potenziale per elaborare una prognosi di recupero sempre più accurata e interventi riabilitativi personalizzati".
Però è necessaria una certa prudenza: "Per comprendere appieno il potenziale futuro – concludono – è importante confrontare i bisogni emergenti con le evidenze scientifiche relative al razionale d’uso, alla fattibilità ed efficacia delle soluzioni disponibili. Nonostante le promesse, le evidenze di efficacia rimangono ambigue e i risultati ottenuti in alcune categorie di soggetti non sono facilmente generalizzabili a tutte le popolazioni di utenti con bisogni di riabilitazione".