Terremoto nelle Marche, la rabbia di Pieve Torina. "La ricostruzione non esiste"

Il primo cittadino Gentilucci: "Basta con gli spot, salviamo questi territori"

Il sindaco Alessandro Gentilucci

Il sindaco Alessandro Gentilucci

Pieve Torina (Macerata), 24 agosto 2018 - «La ricostruzione non esiste». Due anni dall’inizio del terremoto che ha distrutto il centro Italia e bastano quattro parole per sintetizzare l’andamento della gestione post-sisma. Le pronuncia il sindaco di Pieve Torina, Alessandro Gentilucci, ma è il sentimento pressoché unanime degli amministratori e della popolazione dell’intero cratere sismico. Se è vero, infatti, che le dimensioni della distruzione sono enormi e che la ricostruzione, per antonomasia, è un processo lungo e complicato, è altrettanto vero – secondo i molti sindaci – che a oggi non sono stati forniti gli strumenti necessari per accelerarlo e superare gli ostacoli e le lungaggini della burocrazia.

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«Dobbiamo mantenere l’antropizzazione di queste montagne – ha detto il primo cittadino – rischiamo di perdere questo territorio, un ecomuseo. Ci sono tante criticità. La più importante è la riduzione la perimetrazione del cratere. Bisogna ripartire da questo. Significa dare priorità alle zone più colpite, adottare una misura legislativa che consenta a chi è stato distrutto di andare di corsa. Se non si capisce questo non riusciamo a sburocratizzare la macchina della ricostruzione. Le norme non possono essere uguali per chi ha il 90% dei danni e per chi ha il 3%. Così non risolviamo nessuna delle due problematiche».

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La parola d’ordine, per Gentilucci, deve essere il lavoro. «Si devono creare le condizioni per gli imprenditori per riuscire a portare un qualcosa di eco-sostenibile, per investire in questi territori – ha affermato – ma non riusciamo a parlare di lavoro perché non si è avviata la ricostruzione. La politica deve rispondere, ci servono i fatti: basta con gli spot, con i convegni, coi fiumi di parole. C’è bisogno di snellimento e di certezze».

Una, ad esempio, sarebbe quella sul mantenimento degli organici scolastici pre-sisma, dei quali ad oggi non si sa ancora nulla. «Poi – aggiunge – manca la proroga per il personale tecnico assunto nei Comuni, questo crea instabilità. È evidente che le persone che abbiamo formato, ma con un contratto a scadenza, se trovano un’opportunità migliore se ne vanno. Noi sindaci siamo esausti, siamo stati inascoltati, la partecipazione doveva essere fondamentale all’interno dei processi di decisione e questo è inaccettabile». Uno dei provvedimenti a costo zero suggeriti e non accolti nel decreto è quello sulla possibilità di sanare «gli aumenti di cubatura che l’utente non avrebbe fatto se avesse adottato un piano casa. Un 20% da garantire per mandare spedita la ricostruzione».

Sebbene i maggiori danni nell’entroterra sono dovuti al terremoto di ottobre, numerosi Comuni erano stati danneggiati ad agosto. A Castelsantangelo, oggi, ci sono 63 Sae (130 abitanti), 15 persone rimaste in una casa agibile, 40 nuclei in Cas (67 persone). Ussita ha costruito 89 casette, dove abitano 189 persone: 94 sono le persone in Cas. A Visso sono 172 le famiglie in Cas e 228 le Sae realizzate, mentre a Pieve Torina nelle 208 casette realizzate vivono 523 persone, ed altri 269 nuclei familiari ricevono in Cas.