Terremoto Macerata, dramma sfollati. Sono ancora 21.729

A quasi mille giorni dalle scosse, ecco la fotografia di chi non ha la casa in provincia

Terremoto, un’immagine del 28 ottobre del 2016 (foto Calavita)

Terremoto, un’immagine del 28 ottobre del 2016 (foto Calavita)

Macerata, 16 aprile 2019 - Una scossa di magnitudo 3, registrata alle 23.15 di domenica sera, è stata avvertita bene dagli abitanti di Caldarola, l’epicentro. E ha risvegliato la loro paura, pur non facendo danni a persone o cose. D’altronde le ferite dei terremotati sono ancora aperte e per tanti di loro, per la precisione 21.729, sta per arrivare la terza Pasqua fuori casa.

Secondo i dati forniti dalla Regione, attualmente ci sono ancora 595 persone del Maceratese in albergo (ovvero 249 famiglie, il 3%); 16.892 percepiscono il contributo di autonoma sistemazione, il Cas (per 7.876 nuclei familiari, il 78%), mentre 3.640 vivono nelle strutture abitative d’emergenza, le Sae (1.647 famiglie, il 17%). Nelle strutture socio-sanitarie alloggiano 85 persone, in quelle invendute 135 (per 51 famiglie, l’1%). Infine, sotto la voce «altro» (vale a dire sistemazioni tipo roulotte ecc.), ci sono 382 persone (273 nuclei, il 2%). Le famiglie sfollate sono 10.096, per un costo attuale mensile di 4.823.326 euro. La spesa da inizio sisma invece è pari a 251.614.204 euro.

È sceso notevolmente il numero dei terremotati nelle strutture ricettive: ora per coloro che vivono negli alberghi sono spesi ogni mese 609.023 euro pubblici, ma da inizio sisma 68.078.115, perché prima le persone in hotel erano 9.507. Infine da inizio sisma la Regione ha versato 183.536.089 euro di contributo di autonoma sistemazione e ora ne paga 4.214.303 mensilmente. Inutile dire che le persone sono stanche e vogliono tornare nelle proprie abitazioni. I più anziani hanno paura che non vi metteranno più piede, alcune giovani famiglie hanno spostato il loro futuro sulla costa e altri ancora resistono. Ci sono anche storie a lieto fine, come quella dei Paris, a Cessapalombo. Dopo un’odissea tra notti in brandina, auto, come ospiti in case altrui e in un deposito attrezzi, sono riusciti a varcare la soglia di casa, entrandoci per la prima volta da sposati. Perché hanno pronunciato il «sì» sotto emergenza. La scossa dell’altra notte però li ha riportati indietro nel tempo, costringendoli a dormire di nuovo di fuori. Ma questa volta «solo» per paura.