Tetraplegico per il vaccino antipolio. "Ora lo Stato mi taglia l’indennizzo"

Matelica, Michele Cesari non molla: "Ho subìto un danno enorme"

Michele Cesari, 43 anni

Michele Cesari, 43 anni

Macerata, 13 luglio 2018 - Reso tetraplegico dal vaccino antipolio fatto da bambino, ha ottenuto un risarcimento. Ma ora il ministero della Salute gli ha richiesto indietro circa la metà della somma: «Lo Stato dimentica i bisogni dei cittadini: la mia vicenda lo dimostra» è lo sfogo amaro del matelicese Michele Cesari, 43 anni, tutti trascorsi su una carrozzina.

«I costi per assistenza e terapie di chi vive come me – spiega – sono talmente elevati, che far fronte a questo irresponsabile taglio dimostra che allo Stato interessa solo far quadrare i conti, e non il rispetto del diritto. Oltre a non rispettare le sentenze, non pagandomi l’intero indennizzo, mi viene decurtato quel che percepisco. Inoltre il ministero continua a rifiutare le mie richieste di incontro per il contraddittorio sugli arretrati. A livello dirigenziale con il ministero ho solo rapporti formali tramite avvocati: è più facile scrivere una lettera che affrontare una persona preparata».

Ha provato a rivolgersi a qualche politico?

«Ho incontrato diversi ministri della Salute, soprattutto la Lorenzin, ma tutti si sono sempre barricati sempre dietro al fatto che lo Stato non avesse soldi».

Quali sono state le cause della sua patologia?

«La vaccinazione antipolio fatta a tre mesi, nel marzo del 1976. Tra l’altro, il ministero della Salute nel 1976 sospese le vaccinazioni sequestrando tutti i sieri antipoliomelite in circolazione, quindi secondo me erano ben coscienti della situazione e del danno che avevano causato».

Da danneggiato si diventa contrari ai vaccini?

«No, sono contrario alla leggerezza con cui vengono gestite le conseguenze».

Quali sono i costi cui si deve far fronte in queste condizioni di salute?

«È impossibile fare una lista dei costi giornalieri, tenendo conto che ho bisogno di assistenza 24 ore su 24 di due persone, di carrozzine particolari per le varie patologie di cui soffro e che costano oltre 20mila euro e lo Stato, quando va bene, contribuisce con uno scarso 15 per cento. Non parliamo poi dei trasporti e l’acquisto di un mezzo, con contributi statali inferiori al 5 per cento».

C’è la possibilità di un accordo con il ministero?

«Sinceramente è difficile a dirsi anche perché, come già detto, i funzionari ministeriali rifiutano un confronto. Io non posso fare decreti ingiuntivi per la quota di indennizzo che non mi pagano, perché tutti i conti correnti del ministero della Salute sono stati dichiarati impignorabili, invece il ministero può pignorarmi un quinto della parte di indennizzo che percepisco senza neanche passare per un tribunale. Oggi ricevo meno della metà dell’indennizzo mensile che dovrei avere se il ministero rispettasse le leggi».

Quali azioni sono in programma a questo punto?

«Sicuramente darò battaglia, non intendo rinunciare a ciò che mi spetta: lo Stato mi ha causato un danno enorme distruggendomi la vita».