GIORGIO GIANNACCINI
Cronaca

Tra caricatura e pittura. L’arte di Cesare Marcorelli

Riaperta al pubblico per un giorno la casa museo del grande tolentinate. Baldoni: "Una tavolozza che spazia tra ritratti, paesaggi e angoli della sua città".

Riaperta al pubblico per un giorno la casa museo del grande tolentinate. Baldoni: "Una tavolozza che spazia tra ritratti, paesaggi e angoli della sua città".

Riaperta al pubblico per un giorno la casa museo del grande tolentinate. Baldoni: "Una tavolozza che spazia tra ritratti, paesaggi e angoli della sua città".

"Dietro un bravo caricaturista c’è sempre un grande pittore" non è solo un’espressione cara a quanti – a ragione – sostengono la pari dignità di tutte le arti figurative. È anche un grande verità e se ne ha la prova guardando l’intero "corpus" artistico di Cesare Marcorelli (1881 – 1948) custodito nella sua casa-museo di Tolentino, riaperta per un giorno al pubblico a distanza di diciotto anni da quando, nella primavera del 2007, fu promossa in città l’ultima mostra a lui dedicata. Un’esposizione che in quella occasione fu suddivisa tra la casa natale di piazza Strambi (per la parte propriamente pittorica) e le sale napoleoniche di Palazzo Parisani-Bezzi, dove furono esposte le innumerevoli caricature da lui realizzate, soprattutto nel periodo romano.

Nato a Tolentino nel 1881, dopo la formazione all’Accademia di Firenze e poi a Napoli, nel 1905 Marcorelli raggiunge a Roma il fratello maggiore Giulio con il quale va a vivere in via San Nicola da Tolentino, una traversa di via Veneto. Dall’incontro con i maggiori personaggi della vita culturale ed artistica dell’epoca, sboccia in Marcorelli la passione per la caricatura, che lo porta a diventare uno dei più assidui collaboratori del giornale "La Tribuna".

Allo scoppio delle Prima guerra mondiale parte volontario per il fronte e due anni più tardi viene gravemente ferito sul Carso. Rientra a Tolentino e dopo una lunga convalescenza riprende a dipingere, ma "la sua tavolozza – ricorda Sofia Baldoni, presidente dell’Associazione culturale Zagreus di Tolentino, che ha promosso l’iniziativa di riscoperta dell’opera di Marcorelli – spazia tra ritratti, paesaggi marchigiani ed angoli della sua Tolentino".

Anche se negli ultimi trent’anni di vita egli abbandona la caricatura, è impossibile separare il Marcorelli caricaturista dal Marcorelli pittore. "La sua passione giovanile per la caricatura – ha ricordato durante la visita guidata alla casa-museo, Edoardo Costantini – sboccia già con evidenti radici pittoriche", tant’è che Enrico Gianeri in un saggio degli anni ‘60 scrisse che "ogni volto ‘deformato’ da Marcorelli era al tempo stesso un artistico ritratto".

Cesare Marcorelli non vendeva le sue opere, al più le donava ad amici o parenti e, grazie alla sensibilità dimostrata dai numerosi eredi (lui non ha avuto figli), il suo patrimonio artistico è rimasto unito. Oggi la casa-museo è lo specchio di una Tolentino che non c’è più. Le opere che vi sono conservate mostrano una città con caffè alla moda, una vita fatta di serate trascorse in famiglia, magari davanti a una tavola imbandita o in salotto attorno ad un pianoforte, di partite a carte in casa o al Circolo cittadino. Una Tolentino che rivive negli scorci più caratteristici e nei ritratti dei personaggi all’epoca più in vista.

L’erede artistico di Cesare Marcorelli è stato il nipote Luigi Mari, che proprio per rendere omaggio a suo zio decise di istituire nel 1961 la Biennale dell’umorismo nell’arte, rassegna che da allora continua a fare di Tolentino una “capitale” della caricatura e della pittura umoristica.