"Tra digitale e ambiente, l’Istao prepara il post crisi"

Il maceratese Pietro Marcolini rieletto alla guida dell’alta scuola di formazione "Questi due temi per le aziende non sono più un vincolo ma un’opportunità"

di Giacomo Giampieri

"L’innovazione digitale e la sostenibilità ambientale attraversano il mondo economico. Ma non sono più soltanto un vincolo, quanto un’opportunità per preparare il post crisi". Lo afferma Pietro Marcolini, economista e presidente dell’Istao (una delle Scuole di formazione manageriale più longeve d’Italia, fondata nel 1967 dall’economista Giorgio Fuà), fresco di una unanime rielezione nel ruolo apicale. La sua conferma è maturata dopo l’assemblea dei soci, riunita in videoconferenza mercoledì. Marcolini guiderà l’Istituto Adriano Olivetti anche nel prossimo triennio e ha incassato grande apprezzamento per il lavoro fatto nell’ultimo quinquennio, coinciso con il raggiungimento di importanti risultati. Come il rafforzamento della comunità rappresentata dai principali stakeholders dell’Istato, le Università, le aziende e le istituzioni, e il lancio, nonostante la pandemia, di nuovi progetti di formazione, ricerca e assistenza tecnica, regionali e nazionali. "Ma tante sono ancora le sfide che ci aspettano in futuro".

Presidente Marcolini, è soddisfatto per questa rielezione unanime?

"Certamente. Ma è frutto di un lavoro condiviso, grazie al quale siamo riusciti ad affrontare il periodo pandemico in maniera soddisfacente, tenendo in piedi la regolare attività dell’alta formazione, i corsi Data Science, ma ci siamo anche allargati ad altre attività di accompagnamento dello sviluppo economico e territoriale".

Quali obiettivi vi siete posti per il futuro?

"In primis di confermare le relazioni con i nostri interlocutori, i nostri soci fondamentali. Che sono sempre le imprese, centrali nell’attività, le Università, tutte e quattro le nostre marchigiane con cui dialoghiamo costantemente per accrescere competenze accademico-professionali, e la pubblica amministrazione".

Più nel dettaglio?

"Con la Regione, ad esempio, stiamo cercando di sviluppare progetti che possano tradursi in opportunità. Considerate anche le ingenti risorse che arriveranno nelle Marche, specie nei territori colpiti dal sisma, con il Recovery Plan e con quelle della programmazione comunitaria e per la ricostruzione economica. Stiamo dialogando su questi aspetti con l’ente regionale, come pure con le categorie economiche, industriali e artigianali".

Quali i punti cardine per il prossimo mandato?

"I temi sono quelli ricorrenti. L’innovazione digitale e la sostenibilità ambientale attraversano il mondo economico. E, badate bene, non sono più soltanto un vincolo. Ma un’opportunità per preparare il post crisi. Quando non ci saranno più i ristori del Governo e i licenziamenti saranno sbloccati, dovremo farci trovare pronti ad un mondo cambiato, diverso. Per questo riteniamo che tali aspetti contengano vantaggi competitivi e strategici e cerchiamo di suggerirli alle imprese".

E cosa intende sostenere?

"I processi di trasformazione, l’apertura internazionale, i programmi di industria 4.0, i progetti di economia circolare, assieme a quella tradizionale e stanziale. Oppure i corsi più snelli per giovani manager, imprenditori, artigiani e industriali, che contemporaneamente al loro lavoro si dedicano ad attività di formazione e aggiornamento. È il compito che c’è stato dato e siamo impegnati a rispettarlo".

Quanto ha inciso la pandemia nel vostro operato?

"Sicuramente ha reso necessario un riorientamento dell’attività, più digitale, una riorganizzazione per il sostegno alle imprese e alle Università. Abbiamo visto e provato tutti cosa ha rappresentato il lockdown, anche in termini di digitalizzazione e confidenza informatica. Gli esperti dicono che un anno chiusi in casa davanti al computer è valso, in modo concentrato, per otto di formazione. Ma la presenza, l’effetto comunità non ha concorrenti. È assolutamente insostituibile".