di Matteo Parrini
Matelica (Macerata), 21 novembre 2023 – Sabato 11 novembre è stata ufficializzata al Teatro Piermarini di Matelica la candidatura a patrimonio Unesco del "Paesaggio vitivinicolo del Verdicchio di Matelica nella Sinclinale Camerte", un progetto esposto a fine agosto 2021 dal Centro studi Luglio ’67, presieduto da Raimondo Turchi.
Presidente Turchi, quali sono gli enti coinvolti in questo progetto?
"La Sinclinale Camerte, che ha già da qualche mese un suo logo, è geomorfologicamente circoscritta nel perimetro di otto Comuni, divisi tra le province di Ancona e Macerata, interessati dalla produzione del vino matelicese. Si tratta della ‘core zone’: Camerino, Castelraimondo, Cerreto d’Esi, Esanatoglia, Fabriano, Gagliole, Matelica, Pioraco. Delle positive ricadute della candidatura, però, potrà beneficiare anche la ‘buffer zone’, che con futuri studi e approfondimenti potrebbe essere delimitata tra il Monte Catria e il Parco della Gola della Rossa-Frasassi a nord, i Monti Sibillini a sud, l’area appenninica di Fiuminata e Sefro a ovest".
Com’è nato questo progetto?
"L’area in esame è il risultato di una cultura tradizionale e di un rapporto unico e di interazione tra uomo, arte, natura, ambiente e storia, economia e scienza. Delle tre sinclinali italiane, questa è l’unica parallela al mare, con un microclima unico e un’agricoltura che è stata decisiva per lo sviluppo dell’area, con il Verdicchio di Matelica che è stato il suo principale frutto. Da queste premesse sono nati i lavori del Centro studi Luglio ‘67, di concerto con università, istituti scolastici, fondazioni e istituzioni locali, per dimostrare in maniera sistematica la storicità, l’unicità e la certa irripetibilità che sono i requisiti richiesti dall’Unesco. Le ricerche fatte datano la coltivazione dell’uva dall’VIII secolo avanti Cristo fino alla prima testimonianza d’archivio del Verdicchio, nel 1579".
Quali sono le peculiarità che rendono candidabile la Sinclinale?
"L’unicità è già rilevabile dalle singolarità geomorfologiche: clima continentale nelle escursioni termiche di un territorio chiuso, ancorché perpendicolare al mare, e mediterraneo nel soleggiamento che ne fanno un ‘terroir’ irriproducibile. L’irripetibilità delle terre del Verdicchio è manifesta dalle ultramillenarie interazioni delle colture e culture vitivinicole con il paesaggio, qualità ben leggibili nel minuto mosaico di vigneti con le biodiversità che sono state conservate impostando un impianto agrario fatto di particelle di terra dedite a coltivazione, forse ricalcando le centuriazioni di età romana".
Che cosa porterebbe il riconoscimento Unesco?
"Consentirebbe al nostro sito di essere riconosciuto tra i 59 luoghi più belli d’Italia e uno dei 1.199 più spettacolari del mondo, quindi ridarebbe il giusto riconoscimento ad un’area che natura, storia e ingegno umano hanno posto in assoluta rilevanza, con tante positive ricadute turistiche ed economiche".