PAOLA PAGNANELLI
Cronaca

Traffico di armi e cocaina . Perricciolo arrestato in Slovenia. Deve scontare 15 anni di carcere

Ricercato da febbraio dopo la condanna della Cassazione è stato rintracciato a Capodistria grazie a un’intensa attività di intercettazioni telefoniche e ambientali. È in attesa di essere estradato in Italia.

Traffico di armi e cocaina . Perricciolo arrestato in Slovenia. Deve scontare 15 anni di carcere

Ricercato da febbraio dopo la condanna della Cassazione è stato rintracciato a Capodistria grazie a un’intensa attività di intercettazioni telefoniche e ambientali. È in attesa di essere estradato in Italia.

È durata pochi mesi la latitanza di Salvatore Roberto Perricciolo, il boss della mafia della movida che per anni aveva taglieggiato locali e attività varie delle Marche. Lo scorso febbraio, poco prima che una condanna a 21 anni diventasse definitiva, era scappato. Ma l’altra sera i carabinieri lo hanno rintracciato in Slovenia, a Capodistria, e arrestato. Ora sarà estradato in Italia, dove potrà scontare i 15 anni di pena che gli rimangono, dopo quelli già passati in carcere e ai domiciliari con le misure cautelari.

L’uomo, 44 anni, di origini calabresi, ha vissuto a Montegranaro, Civitanova, Porto Recanati e Monte San Giusto, dedicandosi al commercio di auto usate, ufficialmente, ma di fatto, nei primi dieci anni del Duemila, comandando un’associazione a delinquere dedita al traffico di armi e alle estorsioni, imponendo con la forza il suo controllo su decine di locali notturni e attività varie della costa marchigiana, e dedita soprattutto allo spaccio di chili di cocaina nelle province di Macerata, Ancona e Fermo. Perricciolo era accusato di rapine in particolare ai danni di spacciatori, truffe, appropriazioni indebite, falsi documentali per acquisire illegalmente auto da commercializzare, estorsioni, sia ai danni degli acquirenti di droga che non pagano che verso altri, detenzione illecita di armi e munizioni, sequestro di persona, lesioni e violenza privata. In alcuni casi è stato sorpreso in luoghi pubblici in possesso di mitra e pistole. La banda era stata smascherata con l’inchiesta chiamata ’Nuovi orizzonti’. A febbraio, è diventata definitiva per Perricciolo la condanna a 21 anni di carcere. Inoltre ad aprile si è chiuso anche il processo legato a un’inchiesta successiva, Gustav; per questa 17 imputati con 40 capi di accusa tra cui l’associazione a delinquere di stampo mafioso, erano stati condannati a un totale di 130 anni, ma la corte d’appello di Perugia è stata chiamata a rideterminare alcune delle pene. Mentre gli altri protagonisti della mafia della movida sono finiti in carcere nei mesi scorsi, il boss Perricciolo era riuscito a evitare l’arresto, dandosi alla macchia a febbraio. Ma gli inquirenti hanno avviato una capillare e complessa attività investigativa coordinata dal procuratore generale di Perugia Sergio Sottani, in collaborazione con l’Ufficio interforze di polizia giudiziaria alle dirette dipendenze dello stesso procuratore generale, il Raggruppamento operativo speciale dei carabinieri di Ancona e con il contributo del Nucleo investigativo dei carabinieri di Fermo. Dato che da subito si è sospettato che il latitante avesse lasciato l’Italia, l’operazione ha avuto carattere internazionale e ha interessato diversi paesi europei, con la collaborazione di uffici inquirenti stranieri, in particolare con la procura di Capodistria.

L’arresto di Perricciolo, effettuato a Capodistria dalla polizia criminale slovena in coordinamento con i carabinieri del Ros di Ancona, è avvenuto nella serata di martedì ed è stato possibile grazie a una intensa attività tecnica di acquisizione di numerosi tabulati telefonici, intercettazioni telefoniche e ambientali, oltre che pedinamenti. Fondamentali per individuare il latitante sono state le intercettazioni telefoniche, partite a marzo. L’operazione è stata coordinata anche con la procura di Fermo che procede per altri reati nei confronti di Perricciolo. A luglio, su delega della procura generale di Perugia, dalla Guardia di finanza è stata eseguita la confisca dei beni dell’arrestato per un valore di oltre 120mila euro, in esecuzione di un provvedimento della corte di appello di Perugia.