FRANCO VEROLI
Cronaca

Traumi, infarti e dispnea Pronto soccorso sotto stress

A Macerata 13.733 pazienti da gennaio a maggio, una media di 92 al giorno. Ma la metà non erano in condizioni di rischio. "Siamo tornati a livelli pre Covid"

Migration

di Franco Veroli

Dall’inizio dell’anno alla fine di maggio, sono stati 13.733 gli accessi al pronto soccorso dell’ospedale di Macerata: una media di 92 al giorno. Sono tanti, per far fronte ai quali – è cosa nota – servirebbero più medici, che però non si trovano. All’inizio di maggio sono stati fatti contratti di collaborazione – per un anno – per sei medici, da destinare proprio ai pronto soccorso, cronicamente con organico carente. E di recente la Regione ha varato un "piano sperimentale" per alcuni mesi, per cercare di migliorare le cose. Ma la situazione resta critica. Se quello del personale è il problema dei problemi, i fattori alla base delle difficoltà sono anche altri. Come noto, l’acceso è regolato da diversi codici ognuno di colore diverso. Rosso: emergenza, interruzione o compromissione di una o più funzioni vitali da prendere in carico subito; arancione: urgenza, rischio delle funzioni vitali, rischio evolutivo o dolore severo (entro 15 minuti); azzurro, urgenza differibile, condizione stabile con sofferenza (entro 60 minuti); verde: urgenza minore, condizione stabile (entro 120 minuti); bianco: non urgente. A questi bisogna aggiungere il nero, quando si verifica un decesso, che per fortuna nell’ospedale cittadino non c’è stato. Sulla scorta di questa classificazione, i codici rossi, i casi di emergenza, sono stati 1.025, il 7,46% del totale; gli arancioni 2.082, il 15,16%; gli azzurri 4.807, il 35%; i verdi 5.762, il 41,92%; i bianchi 57, lo 0,47%. Come dicono i numeri, quasi la metà delle persone che si sono presentate in pronto soccorso non erano in condizioni di rischio. "La situazione sta tornando ai livelli pre Covid, con un significativo numero di accessi. Proprio per questo, è bene recarsi in pronto soccorso solo se c’è bisogno di prestazioni urgenti e importanti. Negli altri casi, per quanto possibile, coloro che non hanno problemi gravi dovrebbero cercare di gestirli con il medico di base o la medicina territoriale", spiega il primario Emanuele Rossi. "In questo modo – aggiunge – si ottengono due risultati contemporaneamente: il primo è di garantire al meglio i pazienti gravi e urgenti; il secondo è di contenere i tempi di attesa. Anche perché, essendo sotto organico, facciamo il massimo, ma non riusciamo a fare miracoli". Ma perché si va in pronto soccorso? In testa alla graduatoria c’è, genericamente, il trauma (2.273 casi, il 16,55% del totale), seguito da altri sintomi e disturbi (2.262, 16,47%), patologie e urgenze ostetrico-ginecologiche (1.119, 8,15%), dolore addominale (887, 6,46%) e dolore toracico (726, 5,29%), solo per citare le situazioni più rilevanti. È forse più interessante, però, guardare la "graduatoria" dei codici rossi, per capire quali sono le patologie che ci mettono più a rischio. "Senza dubbio quelle inerenti all’apparato cardiocircolatorio, a partire da infarti e ictus", sottolinea Rossi. E infatti nei codici rossi si contano 188 casi di dolore toracico, 36 di dolore addominale, 65 di aritmia, 33 di emorragia non traumatica, e persino 9 casi di arresto cardiocircolatorio, tanto per citarne una parte. Sono tanti, ma non stupiscono più di tanto, tenuto conto della pandemia da Covid, i 154 casi di dispnea, vale a dire difficoltà respiratoria, mentre danno da pensare pure i 215 casi legati a patologie del sistema nervoso.