
"Quel giorno stavo giocando a pallone. A un certo punto ho sentito un boato". È una parte del racconto di...
"Quel giorno stavo giocando a pallone. A un certo punto ho sentito un boato". È una parte del racconto di cui Gustavo Postacchini, ex assessore all’urbanistica, è stato autore ieri mattina in occasione dell’intitolazione di una targa in memoria di suo cugino Pasquale. Il 13 dicembre del 1959, all’età di 9 anni, Pasquale Postacchini rimase vittima dello scoppio di un residuato bellico nei pressi dell’attuale verde attrezzato della città alta, proprio dove ieri si è tenuta la cerimonia.
"Sono subito corso – ha aggiunto il parente della vittima dello scoppio – e ho incontrato Mario Beruschi, che era stato il primo ad aver soccorso Pasqualino. Lo abbiamo accompagnato in ospedale, ma per lui non c’è stato nulla da fare. È un dolore che porto dentro da tutta la vita". L’intitolazione è stata proposta da Amedeo Regini, appassionato di storia locale che sta portando avanti un prezioso lavoro di ricerca sui personaggi e le vicende del passato civitanovese. Regini ha proposto l’iniziativa alla commissione toponomastica, che dunque l’ha accolta. "Con questa targa – ha detto il sindaco Fabrizio Ciarapica – restituiamo alla città una memoria preziosa. Non è soltanto un ricordo, ma un vero atto d’amore e di rispetto verso la storia della nostra comunità e verso chi l’ha vissuta, anche attraverso il dolore". "È nostro dovere – ha aggiunto il presidente del consiglio comunale Fausto Troiani –, come istituzioni, custodire e tramandare storie come quella di Pasqualino. Un gesto semplice ma carico di significato".
All’appuntamento, erano presenti anche gli assessori Ermanno Carassai e Roberta Belletti, la consigliera comunale Paola Campetelli, le autorità militari oltre ai parenti e amici di Pasquale, alcuni giunti da Tolentino e Montecosaro. Tra loro Antonio Postacchini, Anna Menconi (vedova del fratello di Pasqualino) e le nipoti Michela e Francesca. Non ha potuto essere presente Ubaldino Cinti, che ancora oggi porta le cicatrici di quella tragedia.
Francesco Rossetti