Undici anni di lettere anonime, il vicino condannato a quattro mesi

Una giovane nel mirino di un 59enne maceratese. Pena ridotta per la parziale incapacità di intendere

Ieri la sentenza in tribunale a Macerata (foto Calavita)

Ieri la sentenza in tribunale a Macerata (foto Calavita)

Undici anni di lettere anonime, piene di messaggi incomprensibili e vagamente minacciosi, hanno raggiunto una giovane donna per la bellezza di undici anni, prima al suo indirizzo di Macerata, e poi, quando lei si era trasferita a Milano, anche lì. A scriverle era stato un vicino di casa, che ieri è stato condannato a quattro mesi di reclusione per l’accusa di stalking. I fatti erano emersi nel 2019, ma le lettere anonime arrivavano già da undici anni a una maceratese, oggi 32enne. Il testo era sempre tanto incomprensibile quanto spaventoso. Fino a un certo tempo, erano state sempre anonime, poi a un certo punto lo sconosciuto aveva aggiunto il nome di battesimo, Fabrizio, aggiungendo di essere tornato a vivere in modo stabile a Macerata.

Anche quando la destinataria aveva lasciato la città per andare a lavorare in Lombardia, le spedizioni non erano cessate e così alla fine era partita la denuncia: la situazione era diventata davvero inquietante. Con le indagini, si era arrivati a un maceratese oggi 59enne, che era stato vicino di casa della sua vittima, fino a quando entrambi erano stati residenti in città. Per lui dunque era arrivata la denuncia per il reato di stalking. In tribunale l’uomo, difeso dall’avvocato Luca Sartini, ha chiesto di essere processato con il rito abbreviato, condizionato però a una perizia psichiatrica. L’accertamento su di lui, eseguito nei mesi scorsi, ha rivelato che la sua capacità di intendere e di volere era grandemente ridotta, all’epoca dei fatti, per via di una sua patologia psichiatrica.

Questo elemento dà diritto a una riduzione della pena prevista dal codice, in caso di condanna. Per questo, accogliendo la richiesta avanzata dal pubblico ministero Rosanna Buccini, il giudice dell’udienza preliminare Claudio Bonifazi lo ha condannato alla pena di quattro mesi di reclusione, con il beneficio della sospensione condizionale. La donna, risolto il problema una volta che si è interrotta la spedizione di lettere anonime, non si è voluta costituire parte civile nel processo.