MARTINA DI MARCO
Cronaca

Università, riforma Bernini: "Nessuna tutela per la ricerca, così si aumenta il precariato"

Borse junior e senior, postdoc e professore aggiunto nel ddl presentato dalla ministra. Clementi (dottorando Unimc): "Lanceremo una mobilitazione, devono ascoltarci" .

Università, riforma Bernini: "Nessuna tutela per la ricerca, così si aumenta il precariato"

Davide Clementi, dottorando in Diritto commerciale all’Università di Macerata

"La riforma Bernini non elimina il precariato, ma lo strutturalizza e non attua politiche virtuose verso il lavoro di ricerca". Queste le parole di Davide Clementi, dottorando in Diritto comparato all’Università di Macerata – e rappresentante del Consiglio nazionale degli studenti universitari e del Consiglio universitario nazionale –, sul nuovo disegno di legge proposto dalla ministra Anna Maria Bernini. Risale a pochi giorni fa, infatti, l’approvazione da parte del Consiglio dei Ministri del nuovo ddl sulla ricerca universitaria, definito dalla stessa Bernini come "una cassetta degli attrezzi" che permette di "superare l’attuale inferno del precariato".

La riforma prevede: l’introduzione di due nuove borse di assistenza alla ricerca, una "junior" per i laureati magistrali o ciclo unico e una "senior" per i dottori di ricerca (durata delle borse da uno a tre anni, riconoscimento economico definito con un decreto del Ministero); l’introduzione del contratto "postdoc" riservato ai dottori di ricerca per lo svolgimento di attività di ricerca, didattiche e collaborazioni (da uno a tre anni); l’introduzione del professore aggiunto, figura esterna selezionata dal Consiglio di amministrazione, per attività di ricerca e didattica (contratto da tre mesi a tre anni). Aggiunta poi la possibilità per gli studenti universitari triennali e magistrali di svolgere attività di assistenza alla ricerca per un massimo di 200 ore annue, con compenso massimo di 3.500 euro. "Nel 2022 una riforma aveva provato a tamponare il problema dell’intermittenza delle modalità di finanziamento dei giovani ricercatori – spiega il dottorando Davide Clementi –, riforma osteggiata e accantonata dal governo Meloni attraverso infinite proroghe. Adesso ci troviamo di fronte all’apoteosi del vecchio modello". Tra paure e incomprensioni, studenti e studentesse temono per il proprio futuro, come afferma Clementi: "Tanti temono che un’ulteriore mannaia sul finanziamento e la nuova configurazione del percorso di ricerca li costringa ad abbandonare, non per mancanza di vocazione ma per mancanza di possibilità. Il dato allarmante è che oltre il 90% di chi riceve il titolo di dottorato viene espulso dalla carriera accademica prima di raggiungere la stabilità professionale, cosa che di questo passo non avverrà prima dei 45 anni, dopo un quindicennio di totale precarietà".

E continua: "Abbiamo intenzione di lanciare una mobilitazione di massa non solo con dottorandi, ricercatori e sindacati, ma anche col sostegno di professori e personale amministrativo. La ministra Bernini – conclude Clementi – dice di essere disponibile ad ascoltare tutte le categorie, ma non lo ha fatto per due anni e non è solita mantenere le promesse. Questa volta speriamo non solo che ci ascolti, ma che risponda con un riscontro pratico".