
Lo striscione fuori dal panificio di Ascoli, al centro delle polemiche dopo i controlli della polizia
Un 25 aprile con non poche polemiche in provincia. L’assenza di "Bella Ciao" a Recanati e San Severino, la frase "celebriamo la cosiddetta Liberazione" del presidente del consiglio comunale di Civitanova Fausto Troiani... e da ultimo, ieri, un post su Facebook dell’ex senatore della Lega, Giuliano Pazzaglini, più volte sindaco di Visso e attuale capogruppo di minoranza, in cui paragona lo striscione della fornaia di Ascoli a uno con la scritta "W la f…" apparso a Latina. "Il 25 aprile – scrive – è veramente una festa nazionale? Comincio a pensare di no. In teoria una festa nazionale dovrebbe rappresentare una valore riconosciuto da tutti, ma se un fatto banale come quello di Ascoli diventa un caso nazionale probabilmente anche chi si riconosce in quel "valore" non ha ben chiaro cosa rappresenta. Perché definisco "banale" il fatto di Ascoli? Non per il contenuto dello striscione che non condivido ma del tutto legittimo ("25 aprile buono come il pane bello come l’antifascismo", ndr), ma perché è normale che le forze dell’ordine intervengano quando compaiono striscioni su pubblica via, come ad esempio successo anche nel caso dello striscione comparso tempo fa a Latina, W la f… (di cui Pazzaglini pubblica la foto, ndr). Non è il messaggio che conta, in entrambi i casi per qualcuno scontato per altri rivoluzionario, ma il fatto che per qualcuno potrebbe essere considerato provocatorio. Francamente li avrei lasciati entrambi, mi considero democratico e credo che tutti abbiano il diritto di esprimere le proprie idee, a prescindere che io le condivida o meno, ma non è questo il punto, il punto per me è che se una festa nazionale diventa il pretesto per uno scontro politico evidentemente tutto è tranne una festa nazionale. Da elettore di destra ovviamente sono anche dispiaciuto che sia stato un tale autogol elettorale, ma questo lo confesso solo per onestà intellettuale...".
"Non è solo una mancanza di rispetto per l’antifascismo – interviene Annalisa Cegna, direttrice dell’Istituto storico di Macerata e professoressa di storia contemporanea dell’Università di Macerata –, ma anche per le nostre istituzioni democratiche e repubblicane. Un modo di esporsi poco serio, poco istituzionale e poco consono al ruolo che bisognerebbe avere in determinate posizioni, da parte di un rappresentante delle stesse istituzioni che è stato anche senatore. Non capisco il senso della sua spiegazione; il solito refrain dell’antifascismo divisivo mi lascia sempre perplessa. Le istituzioni repubblicane sono nate dall’antifascismo, che ha come riferimento la Costituzione. Se non si accetta la Repubblica democratica libera, nata dalla sconfitta del fascismo, cosa si sarebbe voluto? Si sarebbe sperato nella vittoria di Mussolini e Hitler? Nello sterminio di milioni di uomini e donne? In un’Europa piena di campi di concentramento? Non esistono tentennamenti, se non si è l’uno si è l’altro. Mettere insieme antifascismo e dittatura comunista è un errore: la Resistenza è stata composta da tante anime, anarchici, cattolici, liberali... La Resistenza non appartiene a nessuno, è di tutti gli italiani. L’antifascismo è composto da tutti, tranne che dai fascisti. L’abbinamento di Pazzaglini è una volgarità gratuita diretta all’antifascismo e alle istituzioni, che con questo post vengono infangate da chi le rappresenta".