Vanni Leopardi, una vita per la poesia. Mercoledì il funerale

Il discendente di Giacomo aveva 77 anni: si è arreso alla malattia nella casa di famiglia. Il suo impegno per la cultura e l’ambiente

Il conte Vanni nell’ultima uscita pubblica  e in abiti d’epoca (foto Calavita)

Il conte Vanni nell’ultima uscita pubblica e in abiti d’epoca (foto Calavita)

Recanati, 5 novembre 2019 - Si è spento ieri mattina il conte Vanni Leopardi, 77 anni, discendente del poeta Giacomo. La morte è sopraggiunta a Recanati, nella casa di famiglia, dopo una breve malattia in cui gli sono stati al fianco la figlia Olimpia e il fratello Mimmo, con il sostegno dei nipoti, dei parenti e degli amici più stretti. Laureato in Scienze politiche ma agricoltore per passione, ha gestito l’azienda agraria di famiglia, che produce vino, cereali e olio da ben cinquecento anni, cercando di rispettare gli equilibri della natura e immaginando un ciclo virtuoso tra produttività, modernità e bellezza del paesaggio che ha cercato sempre di salvaguardare.

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Amante non solo della natura ma anche degli animali, amava andare a cavallo e usciva spesso di casa con il suo cane «Aria» che condizionava persino le sue vacanze estive, per le quali sceglieva spiagge libere dove poteva portarselo dietro e nuotare insieme. «Nella mia vita io ho avuto sempre un cane vicino – ci diceva in un ultimo incontro con lui – e addirittura cerco di viaggiare scegliendo, a volte, appositamente o il treno o l’auto per spostarmi». Amante del mare, preferiva frequentarlo a primavera o in autunno perché – diceva – «così c’è poca gente e la spiaggia è tutta mia. A me piace nuotare e lo faccio generalmente sino a metà ottobre».

Appassionato d’arte e storia, era un grande viaggiatore. «Almeno, soleva dire il conte Vanni, finché il Signore mi darà forza, salute e portafoglio. Io, comunque, amo molto l’Italia che è un paese tanto bello ed è tutto da scoprire. E le Marche altrettanto».

Era anche un appassionato collezionista di monete e aveva una sua importante collezione. Insieme all’indimenticata madre Anna prima e all’amata figlia Olimpia oggi, ha dedicato le sue energie alla valorizzazione della cultura leopardiana mirando alla diffusione dell’opera del Poeta aprendo le porte della biblioteca di famiglia e facendo così suoi gli ideali di condivisione della cultura e diffusione della conoscenza del suo avo. Lascia un ricordo indelebile in tutti coloro che hanno avuto la fortuna di conoscerlo e condividerne il cammino. Soprattutto per quel suo modo affabile e gentile con tutti non facendo mai pesare il suo alto lignaggio. L’ultimo suo progetto era quello di creare una «Accademia per la ricerca della Felicità», negli stessi luoghi dell’avita dimora dove scelse di abitare: un progetto nato dalla sua fervida immaginazione e alimentato da una bontà d’animo che lo ha sempre visto sposare la causa dei deboli e dei marginali. Molte le espressioni di cordoglio in città, anche dei semplici cittadini, da chi lo definisce «il nostro principe recanatese» a chi ne ricorda l’immagine di un «uomo, gentile, sorridente, affabile, caratterizzato da un’innata signorilità ed eleganza».

Vanni Leopardi, infatti, sempre alla ricerca, anche nel vestire, di un pizzico di originalità, che ben si addiceva al suo fisico asciutto e longilineo dagli accentuati lineamenti nobiliari, non disdegnava, però, di confondersi fra la gente comune sia nelle sue serate mondane che nei preferiti luoghi di vacanza. I funerali si terranno domani a Recanati, alle 16, nella chiesa di Santa Maria di Montemorello nella piazzuola Sabato del Villaggio. La salma è stata composta, così come fatto il 9 settembre del 2010 con la mamma Anna, nella cappellina di famiglia che funge da camera ardente aperta solo, però, agli amici e parenti più stretti della famiglia: il corpo è stato disposto a terra davanti all’altare e coperto da un lenzuolo bianco con il solo viso e i suoi lunghi capelli, raccolti dietro, scoperti. © RIPRODUZIONE RISERVATA