"Vietato lavorare: chiudo fino al 30 gennaio"

Servidei sbarra bar e pizzeria, vetrine piene di volantini. "Scelte scellerate del governo. Le condizioni sono assurde e il rigore esasperante"

Migration

di Giuliano Forani

Sbarra le porte del suo bar e della pizzeria annessa per protesta contro un "governo che apre e chiude le aziende come interruttori e si prende il diritto di vietare il lavoro". E ai colleghi che minacciano disobbedienza al Dpcm dietro lo slogan "Io apro", lui risponde in modo perentorio con "Io chiudo". La protesta porta la firma di Marco Servidei, titolare dell’omonimo bar di via Saragat, a Fontespina, molto frequentato non solo per la tipologia della zona e gli ampi spazi di cui dispone, sia all’interno che all’esterno. Resterà chiuso fino al 30 gennaio, ma la data potrebbe scivolare ulteriormente, a seconda delle scelte governative che seguiranno. Il bar Servidei è stato aperto vent’anni fa, da dieci anni funziona H24. Un esercizio fortunato per via della posizione, accanto a importanti attività commerciali, una banca e la sede del gruppo sportivo Fontespina, contesto urbano densamente popolato e via molto trafficata. Da qualche anno, accanto al bar funziona anche una pizzeria. Tutto chiuso Una protesta "necessaria", dice il titolare, "perché è da incoscienti penalizzare attività di questo genere". All’iniziativa è stata data ampia visibilità. Tanti manifesti, da ieri pomeriggio, oscurano le ampie vetrate: a titolo cubitale l’imperativo "Basta!", sotto la spiegazione dettagliata. "Non è possibile lavorare a queste condizioni", è la protesta di Servidei, "non possiamo sperperare per una scelta scellerata quello che abbiamo guadagnato ieri". Dito puntato contro il Dpcm e l’accanimento nell’applicazione. "Abbiamo provato a lavorare rispettando tutte le regole – aggiunge –, ma ci siamo resi conto che le condizioni sono assurde, il rigore è esasperante e va oltre i limiti dello stesso decreto. A noi hanno addirittura imposto di spegnere il maxi schermo per evitare che i clienti si fermassero all’esterno, e ordinato di accatastare tavoli e sedie all’interno del bar. Ma dove sta scritto? Qua si lavora per incassare meno di quanto serve per pagare i dipendenti". Da qui la chiusura. Poca sintonia con gli altri esercizi di mescita e ristoro della città. "So che tutti la pensano come me – dice Servidei –, ma ognuno va per la sua strada, nessuno se la sente di urlare il proprio dissenso e di aggiungere al danno anche la beffa di una pesante sanzione. La loro protesta è silenziosa – dice ancora –, qualcuno non ha aperto, altri pensano addirittura di chiudere in modo definitivo. Così non va. Non si lavora per la gloria". Servidei, infine, ha qualcosa da dire anche all’indirizzo del governatore Acquaroli: "aveva promesso vicinanza, ma di fatto sta ignorando la categoria".