"Violentata, anzi no": a processo per calunnia

Una ragazza denuncia un collega e il titolare del ristorante conferma, ma poi dice di aver inventato la storia. Entrambi ora sono nei guai

"Violentata, anzi no": a processo per calunnia

"Violentata, anzi no": a processo per calunnia

di Paola Pagnanelli

Avrebbe denunciato un collega di averla violentata mentre erano al lavoro, ma al momento di confermare quella versione in tribunale si era rimangiata tutto. Per questo ora una giovane donna si ritrova imputata di calunnia. Ieri, tramite il suo difensore, aveva chiesto di patteggiare al minimo, ma il pubblico ministero in udienza si è opposto. I fatti sono iniziati nel 2017 quando la giovane, una ragazza all’epoca 21enne originaria dell’Abruzzo, si rivolge ai carabinieri di Civitanova accompagnata dal suo datore di lavoro, un ristoratore. La ragazza spiega che mentre era al lavoro, nel locale di San Benedetto, un collega le aveva messo le mani addosso tentando di abusare di lei; il ristoratore che l’aveva accompagnata sostiene la sua versione, ripetendo quanto saputo dalla 21enne, sebbene la persona accusata fosse suo genero. Si arriva così al processo, davanti al tribunale di Ascoli. In aula prima viene sentito il datore di lavoro, che conferma, per quanto sapesse lui, la tesi dell’accusa, descrivendo il disagio vissuto dalla ragazza in seguito all’aggressione. Ma quando poi sale sul banco dei testimoni anche lei, la giovane ritratta tutto e ammette di aver inventato la storia: non c’era mai stata alcuna violenza. A quel punto, è il 2020, l’imputato viene assolto, ma il collegio invia subito gli atti alla procura di Macerata, ipotizzando che a Civitanova fosse stato commesso un reato di calunnia: la cameriera e il ristoratore si trovano così a loro volta sotto accusa. Ieri mattina per entrambi si è tenuta l’udienza preliminare, in tribunale a Macerata. In aula, per la cameriera l’avvocato Filippo Ventola ha chiesto di patteggiare una pena minima: otto mesi con la sospensione condizionale. Il pubblico ministero Enrico Riccioni però ha negato il consenso, ritenendo la pena proposta troppo bassa alla luce della pesantezza dell’accusa che era stata mossa al cameriere, che aveva rischiato una condanna pesante e molto stigmatizzante per una storia del tutto inventata. L’udienza è stata dunque rinviata al 12 aprile, per valutare un diverso patteggiamento. Per il ristoratore invece l’avvocato Gerardo Marcantoni ha chiesto il processo con il rito abbreviato: l’uomo ha spiegato di essersi fidato del racconto della giovane cameriera e di averle creduto in buona fede, per questo l’aveva aiutata credendola in difficoltà; anche la sua posizione sarà trattata nell’udienza preliminare del 12 aprile.