Macerata, "violenza sessuale in corsia". Infermiere licenziato

È accusato di avere abusato di una paziente del reparto di psichiatria. Ora scatta il provvedimento del direttore dell’Area Vasta

Infermieri al lavoro (foto generica - Germogli)

Infermieri al lavoro (foto generica - Germogli)

Macerata, 19 dicembre 2019 - È scattato il licenziamento per l’infermiere imputato per una presunta violenza sessuale, consumata a luglio dell’anno scorso all’interno dell’ospedale di Macerata ai danni di una paziente ricoverata nel reparto di psichiatria. La decisione è stata assunta dal direttore dell’Area Vasta 3, Alessandro Maccioni, sulla base della comunicazione dell’ufficio procedimenti disciplinari inviata alla fine dell’attività di istruttoria. Il 15 luglio dell’anno scorso, l’infermiere era già stato allontanato dal servizio per trenta giorni, "vista la gravità dei fatti segnalati, per tutelare l’incolumità delle persone e garantire il regolare svolgim ento delle attività assistenziali", sottolineò Maccioni.

Un mese dopo, però, tornò al lavoro, anche se assegnato a una mansione non a contatto con il pubblico. Il direttore dell’Area Vasta 3 nel frattempo aveva trasmesso il provvedimento di sospensione all’ufficio per i procedimenti disciplinari, affinché accertasse quanto accaduto al di là della rilevanza penale di cui si occupano i magistrati, visto che si configurava anche una violazione del contratto di lavoro: il rapporto sarebbe stato consumato in orario di servizio e per di più all’interno dell’ospedale. Qualche tempo dopo, nel mese di novembre, scattò un provvedimento più pesante: la sospensione cautelare dal servizio per cinque anni (salvo revoca) con il conseguente dimezzamento dello stipendio e la corresponsione, se dovuti, degli assegni familiari e della retribuzione individuale di anzianità. Una scelta legata alle prime conclusioni alle quali era giunto l’ufficio dei procedimenti disciplinari della stessa Area Vasta, dopo avere effettuato la propria indagine interna, condotta in relazione al contratto di lavoro e ai regolamenti dell’Asur, un iter del tutto autonomo rispetto a quello seguito dalla magistratura.

"Assumo certi provvedimenti sempre con dispiacere e amarezza – aveva sottolineato il direttore Maccioni –, ma è chiaro che quando si configura un comportamento discutibile o censurabile dal punto di vista etico e professionale non si può fare finta di nulla". Adesso è arrivato anche il licenziamento definitivo per il dipendente dell’Area Vasta. L’avvocato Tiziano Luzi, che assiste l’infermiere, sta valutando la possibilità di impugnare il provvedimento disciplinare, ed è probabile che questo caso finisca davanti al giudice del lavoro. Di certo , invece, l’infermiere dovrà presentarsi davanti al giudice dell’udienza preliminare.

Il procuratore capo, Giovanni Giorgio, ha infatti chiuso le indagini sulla presunta violenza sessuale di luglio e a febbraio si deciderà se l’imputato debba essere processato o le accuse siano da archiviare. L’infermiere è imputato di violenza sessuale aggravata, di appropriazione indebita, per il ritrovamento di alcuni farmaci dell’ospedale nel suo armadietto, e infine di essersi allontanato dal posto di lavoro quando invece avrebbe dovuto essere in servizio in corsia. In un primo interrogatorio con la polizia, l’uomo avrebbe ammesso l’accaduto, assicurando che si era trattato di un rapporto consensuale tra lui e la paziente. Sulla donna, la Procura di Macerata ha disposto che sia effettuata anche una consulenza psichiatrica, per valutare le sue condizioni nell’ epoca del fatto.