Macerata, stupro denunciato in ospedale. "Lei era ricoverata in Psichiatria"

Perizia sulla capacità d’intendere. L’infermiere verso la sospensione

Una manifestazione delle donne contro la violenza, indossando magliette di denuncia

Una manifestazione delle donne contro la violenza, indossando magliette di denuncia

Macerata, 16 luglio 2018 - Era ricoverata in psichiatria la donna che accusa un infermiere dell’ospedale di averla violentata. Per questo ora la procura dovrà disporre una perizia per capire se la trentenne, in quelle condizioni, fosse in grado di dare un consenso valido oppure no.

La donna, 30 anni, si è presentata in questura venerdì pomeriggio, per raccontare quello che avrebbe subìto. Ha detto di aver conosciuto nel reparto l’infermiere – un uomo di poco più di 40 anni – e di aver fatto amicizia con lui. Questo è confermato anche da altri dipendenti, che hanno visto spesso i due passeggiare per i corridoi dell’ospedale insieme, durante il periodo in cui lei è stata ricoverata. In quei giorni si sarebbero scambiati i numeri di telefono, e poi messaggi e foto del tutto normali: una semplice amicizia, con la prospettiva forse di un’evoluzione in qualcosa di più.

L'ultima notte però, martedì, lui l’avrebbe portata in una stanza, e lì l’avrebbe violentata. La donna su questo fa un racconto poco preciso, dice di non essere riuscita a sottrarsi alle richieste dell’infermiere, di non essere stata in grado di dirgli di no, sebbene quel rapporto lei non lo volesse affatto. Non ci sarebbero stati tentativi di divincolarsi, né urla o richieste di aiuto che in ospedale, sebbene fosse notte, si sarebbero comunque sentite. La paziente, in quelle condizioni, di notte, si sarebbe sentita bloccata.

Dunque, la vicenda è particolarmente delicata. Il sostituto procuratore di Macerata Enrico Riccioni, che coordina le indagini condotte dalla Squadra mobile, disporrà per prima cosa una perizia sui cellulari dei due, per vedere messaggi e foto, anche quelli cancellati eventualmente, ed avere così elementi ulteriori con cui ricostruire la storia. Poi si dovrà fare una perizia psichiatrica sulla donna, per valutare la gravità della patologia per cui era stata ricoverata, per capire se si trattava di un problema transitorio o meno. Se venisse fuori che la trentenne non era in grado di intendere e di volere, anche solo in quel momento, il suo consenso – ammesso che lo avesse dato – sarebbe nullo, proprio come quello di una bambina di 13 anni. In questo caso, l’infermiere avrebbe abusato di una persona che non era in grado di autodeterminarsi in maniera consapevole.

C’è poi da chiarire se questo consenso ci sia stato davvero, e a cosa di preciso. Solo dopo aver acquisito questi elementi, oltre alle testimonianze che stanno raccogliendo gli agenti diretti dal commissario capo Maria Raffaella Abbate, verrà sentito l’infermiere. L’uomo alla polizia avrebbe detto che lei sarebbe stata consenziente. Questa sarebbe un’ammissione di aver avuto dei rapporti con lei, ma le dichiarazioni rese da un indagato senza il difensore non sono utilizzabili in alcun modo, dunque è come se non le avesse fatte.

Si apre sicuramente per lui invece il fronte disciplinare. Questa mattina il direttore generale dell’Area vasta di Macerata Alessandro Maccioni convocherà il responsabile del personale e il coordinatore degli infermieri: si profila una sospensione per l’indagato, in attesa che la magistratura faccia luce sull’accaduto. «È una storia insopportabile – ha agggiunto Maccioni –, un caso sul quale non si può transigere anche per la pessima immagine dell’ospedale che ne viene fuori». Gli accertamenti comunque sono ancora in corso.