Un virus per bloccare il computer e una richiesta di soldi per sbloccarlo. Per questo è accusato di estorsione un sardo, Alessandro Cara di Carbonia, che avrebbe preso di mira un settantenne di Castelraimondo. Il fatto al centro del processo sarebbe avvenuto nell’aprile del 2016. L’anziano si sarebbe trovato il computer bloccato, senza poter accedere a documenti o programmi. Avrebbe poi ricevuto un messaggio, con cui gli si spiegava la situazione e si chiedevano i soldi per risolvere il problema: "Come ripristinare i file. I vostri file sono stati criptati dal virus Cryptolocker, l’unico modo per sbloccarli è pagare a noi. In caso contrari, tutti i file verranno persi". Il settantenne avrebbe dunque dovuto pagare 299 bitcoin, cioè 359,22 euro, versandoli su una carta postepay. Ma dopo l’accaduto era partita la denuncia, e dalle indagini informatiche si sarebbe arrivati al sardo, che così è finito sotto processo con l’accusa di estorsione.
La carta su cui erano stati accreditati i soldi era intestata a lui. Ieri in tribunale a Macerata per l’imputato si è aperto il processo, rinviato poi dal giudice Francesca Preziosi a giugno, per sentire i testimoni citati dal pubblico ministero Stefano Lanari. Anche l’imputato, difeso dall’avvocato Paolo Marchionni, potrà dare la sua versione dei fatti e respingere l’accusa. In aula, si tratterà di dimostrare che sia stato effettivamente Cara a infettare il computer del 70enne con il Cryptolocker, e a pretendere dei soldi per sbloccare tutto il sistema.