LUCIA GENTILI
Cronaca

"Vita, sogni e rimpianti. Racconto i nostri anziani"

Andrea Petinari, fotografo e videomaker, spiega "Stare bene, un giorno". Il libro ripercorre la storia di otto maceratesi: "Da loro ho imparato tanto".

Andrea Petinari, 32 anni. Il libro esce martedì

Andrea Petinari, 32 anni. Il libro esce martedì

"Una persona anziana che guarda una fotografia di sé da giovane è un’immagine così semplice eppure potentissima: il tenere tra le mani una parte della propria vita, che c’è stata, ma non c’è più, racchiude una forza emotiva incredibile, poetica. Passato e presente nello stesso scatto". Da qui parte l’idea di "Stare bene, un giorno", il libro di Andrea Petinari che uscirà martedì. Il maceratese Petinari, 32 anni, fotografo e videomaker, nel 2019-2020 ha dato vita a un progetto particolare sulla sua pagina Instagram: fermare le persone per strada e scattare loro una foto.

"Mi aiuta a superare la timidezza, anche quando rifiutano di essere fotografate – spiega –. Mi piace catturarle all’interno del loro contesto, dove e nel momento in cui si trovano, documentare volti". Dopo la pausa della pandemia, ha ripreso il progetto a pieno regime, con costanza, aggiungendo anche video su YouTube in cui chiacchiera con la gente che incontra, fa domande. Piccole interviste. E raccoglie così tante storie. Nell’estate 2023 ad esempio ha fatto un giro tra le Sae, nelle zone sisma, per accendere una luce sui terremotati.

"L’obiettivo è dare voce alle Marche, una regione ancora non abbastanza valorizzata secondo me – aggiunge –, raccontare il territorio. In particolare dare voce agli invisibili, agli anziani, agli immigrati, che sono arrivati qui con tante difficoltà e riescono ad essere felici con poco. Sono contenti di una semplice colazione, di poter lavorare". Senza dimenticare i giovani, immortalati soprattutto durante le manifestazioni, per capire cosa vogliono. Ma in "Stare bene, un giorno" i protagonisti sono gli anziani: le vite di otto persone, con i loro rimpianti, sogni e piccole felicità quotidiane.

Perché gli anziani? "Perché spesso sono isolati a livello sociale, non vengono "visti" nonostante abbiano tanto da raccontare. Alcuni di loro aspettano la morte, si sentono inutili, non considerati. E invece hanno una vita più dinamica della nostra, sono custodi di antichi mestieri, tradizioni e valori che si stanno perdendo, possono insegnarci molto. Avevo in mente di realizzare un progetto fotografico su di loro: l’idea è nata un paio di anni fa, stavo intervistando un anziano di Treia. Mi faceva vedere la foto di quant’era bello da giovane. L’immagine di lui con la foto tra le mani mi è rimasta impressa".

Com’è nata l’idea del libro? "Un anno fa la casa editrice Mondadori ha notato le mie interviste sui social e mi ha contattato, dicendomi che era interessata a farne una raccolta. Allora io ho proposto l’idea del progetto fotografico che avevo nel cassetto. Hanno accettato".

Perché il titolo "Stare bene, un giorno"? "Può avere più significati. Alcuni delle persone anziane con cui ho parlato magari avrebbero desiderato qualcosa di diverso dalla loro vita, ma sono comunque serene. Oppure c’è chi si guarda indietro e sta bene per come è andata. Si può decidere di stare bene. C’è ancora tempo, per loro, per poter fare qualcosa e stare bene. Il titolo viaggia tra passato, presente e futuro. Il sottotitolo è "Piccole storie di vite vere". Da ogni intervista ho tratto una piccola lezione a cui ho dedicato un capitolo, facendo un confronto anche con quello che mi è capitato nella vita. Ciascuno di questi anziani, senza la pretesa di farlo e involontariamente, mi ha insegnato qualcosa. Ogni vita vale la pena di essere ascoltata e raccontata".

Qual è il suo sogno? "Realizzare un documentario, qualcosa di lungo e impegnato".