Volti e gesti che attraversano il tempo

Migration

Pierfrancesco

Giannangeli

Quei volti, quei gesti, quelle espressioni così marcate, ci parlano da un tempo lontano, ma è come se fossero qui, ora. La mostra dedicata a Carlo Crivelli a Palazzo Buonaccorsi è intrigante soprattutto per la seconda parte del titolo, "Le relazioni meravigliose", perché ciascuno di relazioni tesse quelle che la suggestione delle immagini gli suggerisce. Quella più evidente è appunto con le figure, i loro atteggiamenti e le loro espressioni. Quei giovani che si suppone l’artista prese a modello secoli fa producono la stessa emozione, lo stesso tumulto, gli stessi interrogativi dei volti che incontriamo per strada, perlomeno quelli più significativi. Quante volte ci siamo sorpresi a pensare che vita abbia lo sconosciuto che incrociamo casualmente, di cui ci colpisce uno sguardo, un gesto? Ebbene, le immagini dell’umanità di Crivelli, che nella sua opera diventano madonne o esseri ammantati di una loro sacralità, producono lo stesso effetto, annullando la distanza del tempo. Una sensazione – lo stupore, la meraviglia appunto, di cui parlavano gli antichi, cioè i maestri del pensiero dai quali, spesso senza alcun merito, discendiamo – che mette in campo un’altra questione: la relazione tra il classico e il contemporaneo, con l’accento posto su quest’ultimo. Contemporaneo, nella visione comune, è ciò che è recente, l’istante maledetto dei social, che ora esiste e domani non è più di moda. In realtà, contemporaneo è ciò che, pur venendo da epoche remote, sa attraversare il tempo e continua a porci le domande giuste, queste sì l’oggetto che richiede una risposta attuale. Contemporaneo è la complessità dello stupore, il filo che lega il mistero del tempo, cancellando tutto ciò che sta in mezzo. Bene che Palazzo Buonaccorsi ora ci offra Carlo Crivelli, nostro contemporaneo.