Dignani, licenziamento collettivo. “Presi in giro fino alla fine”

Montecassiano, sit-in permanente dei dipendenti: bel regalo di Natale

Il sit in permanente dei dipendenti

Il sit in permanente dei dipendenti

Macerata, 21 dicembre 2018 - «Dispiacere, amarezza e rabbia, ecco cosa proviamo. Ci hanno lasciato in mezzo alla strada all’improvviso. Che bel regalo di Natale da parte dell’azienda». Sotto la pioggia, con dei piccoli fuochi accesi per scaldarsi, quelli che fino a ieri erano i dipendenti della Prefabbricati Dignani sono schierati davanti alla ditta di Montecassiano, e sono decisi a non muoversi finché non avranno avuto risposte in merito al licenziamento collettivo per cessazione di attività. In serata si sono sistemati in camper. «Mercoledì, dopo una regolare giornata di lavoro, i titolari ci hanno convocati tutti e 10 – racconta Roberto Costantini, 50 anni, residente a Macerata e padre di tre figli, tagliatore, sollevatore e mulettista – e ci hanno dato la lettera di licenziamento immediato. Appena una settimana fa dall’azienda ci avevano tranquillizzato quando avevamo manifestato preoccupazione per un lieve calo del lavoro. Ci hanno presi in giro fino alla fine. Qui abbiamo tutti famiglia, non so cosa faremo ora».

Tutti hanno figli, e quasi tutti un mutuo da pagare. Uno dei titolari, Luca Dignani, passa tra la piccola folla ed entra in azienda: «Non ho niente da dirvi», si limita a dichiarare. Oltre ai 10 in questione ce ne sono altri otto rimasti a piedi negli ultimi mesi. «In totale, tra i 10 licenziati ora e quelli che si sono dimessi, parliamo di spettanze di 500mila euro – spiega Massimo De Luca, Fillea Cgil – oltre a due milioni e 400mila euro di cartelle esattoriali e circa un milione e 200mila euro di esposizione verso i fornitori».

Maksim Kullolli, 61 anni, cittadino italiano di origine albanese, ha moglie e figlio, per 13 anni è stato impiegato come mulettista alla Dignani. «Abbiamo lavorato fino all’ultimo giorno – commenta Kullolli –, non so che fare ora». Agim Mehmedi tiene in mano la lettera di licenziamento, ha 36 anni e due figli, mentre Kadrija Nasser, 35 anni e due bambini, cittadino italiano di origini macedoni, era impiegato alla Dignani da 16 anni: «A giugno mi sono dimesso, devo recuperare 20mila euro, tra Tfr e stipendi arretrati», spiega. Milena Pierini lavorava alla Dignani da oltre 34 anni: «Ero impiegata nell’amministrazione – sottolinea –, mi sono dimessa per giusta causa a luglio, dovevano ancora darmi la tredicesima e la paga di aprile, maggio e giugno. Sono andata avanti grazie a mio marito, e anche mio figlio mi ha dato una mano. Dobbiamo anche pagare il mututo. Sarà dura trovare un altro impiego a 55 anni».

Anche Melissa Paciotti, sposata con una bimba, lavorava nell’amministrazione: «Mi sono dimessa per giusta causa perché non mi pagavano tredicesima e stipendi, per fortuna mio marito lavora ma abbiamo un mutuo da sostenere». Papa Diop, 51 anni, cittadino italiano di origini senegalesi, di figli ne ha sei: «Alla Dignani facevo il mulettista, da 18 anni. Ogni mese mando i soldi alla mia famiglia nel mio Paese di origine, ma ora non so nemmeno come farò a pagarmi l’affitto qui». Ci sono casi particolarmente delicati, come quello di Aleksandel Sukaxhiya, 65 anni, cittadino italiano originario dell’Albania, tre figli. «Sono in congedo straordinario con la 10, mia moglie sta male – spiega –. L’Inps dava i soldi alla ditta ma la ditta non li dava a me, quelli di giugno ho iniziato a vederli solo a novembre. Mercoledì poi è arrivata una raccomandata, dice che sono licenziato. Stavo alla Dignani da 15 anni».