
Le imprese hanno bisogno di lavoratori, ma le assunzioni sono in diminuzione
Macerata, 21 gennaio 2025 – Le imprese hanno bisogno di lavoratori. Ma le assunzioni previste nel primo trimestre di quest’anno in provincia di Macerata sono in diminuzione rispetto allo stesso periodo del 2024, anche perché in oltre un caso su due c’è carenza di candidati; oppure, le persone che si presentano ai colloqui risultano impreparate rispetto all’incarico che sono chiamate a ricoprire. E, poi, si deve aggiungere che i giovani sono sempre di meno.
Da gennaio a marzo le nuove entrate al lavoro in provincia sono stimate in 6.770, 150 in meno (- 2,2%) rispetto al primo trimestre 2024. E’ un dato piuttosto preoccupante: siamo al 70esimo posto, su 105 province, 58 delle quali registrano il segno più, e 47 (tra cui la nostra), il segno meno. Questo lo scenario quale emerge da un’indagine dell’Ufficio studi di Confartigianato, che nelle Marche vede tutte le province in discesa, fatta eccezione per quella di Ascoli. Questa, al 50esimo posto, registrerà 4.240 nuove assunzioni, 90 in più (+ 2,2%) rispetto al 2024; a seguire le province di Ancona, al 68esimo posto, dove le assunzioni saranno 10.650, 150 in meno (-1,4%), Macerata, di cui abbiamo già detto, e Fermo con 2.970 assunzioni, 170 in meno (-5,4%). La situazione peggiore riguarda la provincia di Pesaro – Urbino, dove sono previste 7.940 assunzioni, 580 in meno (- 6,8%).
Un calo generalizzato, dunque, attribuibile però soprattutto alla difficoltà di trovare i lavoratori che le imprese cercano. Nella graduatoria nazionale, le Marche sono al secondo posto – dopo l’Umbria (55,7%) – con una incidenza del 55,6%: tanti sono i posti disponibili che, però, non si riesce a coprire. Un fenomeno in crescita, che riguarda non solo la nostra realtà, ma l’intero paese.
“A fronte di 120mila lavoratori che in Italia nei primi tre mesi di quest’anno potrebbero perdere il posto – spiega Confartigianato – le imprese non sono nelle condizioni di coprire, nemmeno offrendo un posto fisso, almeno 190mila posizioni lavorative”.
D’altro canto, non è solo un problema di avere le competenze richieste per poter occupare un posto di lavoro. “Il numero dei giovani presenti nel mercato del lavoro è in costante diminuzione, un trend che, comunque, sta interessando gran parte dei principali Paesi del mondo occidentale. In Italia, però, la situazione è molto più critica”, sottolinea la Cgia, che richiama un passo dell’intervento di Alessandro Rosina pubblicato lo scorso 2 gennaio sul Sole24Ore: “La fascia di età 25-34 anni è passata da circa 8,5 milioni di persone nel 2004 ai 6,2 milioni attuali. Si tratta di un crollo inedito rispetto al passato e tra i più accentuati in Europa. La forte riduzione del rinnovo della popolazione attiva va trascinare via via verso il basso la forza lavoro potenziale. In particolare la fascia 35-49 è passata da oltre 14 milioni di residenti nel 2014 a meno di 11,5 milioni nel 2024, con la previsione di scendere a meno 10 milioni entro il 2040…”.
Le previsioni dicono che entro il 2028, in Italia tre milioni di addetti andranno in pensione. “Sostituirli sarà un problema”, conclude la Cgia.