Macerata, l'Arcivescovo Massara: "Terremoto, ora non si abbassi la guardia"

L’appello: "Siamo riusciti a far capire la portata del dramma"

Il vescovo con Papa Bergoglio

Il vescovo con Papa Bergoglio

Macerata, 18 giugno 2019 - «Ora non si abbassi la guardia». Sono le parole dell’Arcivescovo, Francesco Massara a seguito della storica visita del Santo Padre a Camerino.

Quali sono stati i momenti più significativi della visita?

«È stata tutta molto intensa, vorrei isolare tre momenti in particolare. Il primo, dentro alle casette, con il tempo e le parole di conforto spese con i terremotati. Poi nella cattedrale. Qui il Santo Padre, fortemente colpito da quello che aveva di fronte agli occhi, si è commosso e ha pregato davanti a quella statua molto particolare della Madonna, che rappresenta davvero la condizione del sisma. Lì lui ha offerto alla Madonna quel mazzo di fiori che due bambini gli hanno donato quando è arrivato con l’elicottero. Quello che lui ha avuto in dono lo ha donato alla Madonna. E poi l’altro momento profondo quando ha attraversato la città distrutta, gli ho descritto la situazione, nel deserto assordante, gli indicavo i muri delle case tutte lesionate. È stato molto bello anche quando, uscito dal centro sociale dopo il pranzo, è andato a salutare i fedeli che erano lì da ore ad aspettarlo».

Una visita articolata quella di domenica, che nel corso dell’organizzazione ha subito diversi cambiamenti di programma.

«All’inizio doveva essere solo messa, incontro con i sindaci e pranzo con i sacerdoti. Nel corso del tempo ho pensato che sarebbe stato significativo che entrasse nella cattedrale e nel centro storico, ma anche l’incontro con i bambini, e l’ingresso a Santa Maria in Via. Richieste che il Papa ha accettato volentieri. La piazza non bastava, doveva entrare in città, solo entrando in città si può capire davvero qual è l’entità del dramma, l’ho detto a tutti i giornalisti che sono venuti da fuori in questi giorni e che hanno promesso di tornare e raccontare come procede la situazione qui. Ora non dobbiamo far abbassare la guardia assolutamente».

Il dono che lei aveva preannunciato è un centro sociale per la comunità di Ussita.

«L’aver destinato un intervento per Ussita, la donazione di un centro di comunità per la popolazione, ad un paese che non ha più nulla, è per dire che il territorio è tutto e tutto oggi sta soffrendo, ovviamente non solo quello delle due città più grandi che danno il nome alla nostra diocesi. Il Santo Padre ha voluto far seguire alla sua visita, che già di per sé è fortemente significativa e di speranza, un gesto concreto di ricostruzione per il quale stiamo già lavorando e che mi impegnerò affinché parta a breve».

A chi è rivolto il suo pensiero ora?

«Per conto di tutta l’Arcidiocesi, voglio ringraziare Papa Francesco, che presiede alla carità di Cristo attraverso la Chiesa: lo ringrazio perché ci ha comunicato la freschezza del Vangelo e l’amore verso la Chiesa, anche attraverso il dono del centro di aggregazione. La sua visita è stata organizzata in poco più di due mesi. Una sfida vinta solo perché si è svolto un prodigioso lavoro di squadra reso possibile dalla sinergia di molteplici agenti pubblici e privati. Per questo vorrei ringraziare la Santa Sede, la Gendarmeria vaticana, i vescovi, i sacerdoti, i religiosi/e e tutti i movimenti ed associazioni, la corale e i musicisti, i tecnici e i dipendenti della Curia arcivescovile, l’Unitalsi, gli Scout, le Confraternite e la Croce Rossa di Camerino, l’amministrazione comunale, la Contram, tutte le forze dell’ordine, l’Asl, Unicam, le istituzioni tutte e i benefattori, e tutti i fedeli e i bambini».