Punto nascita, riforma al via nel 2010

San Severino: il destino della partorienti tra tagli e decreti

Sala parto (foto d’archivio)

Sala parto (foto d’archivio)

San Severino, 9 gennaio 2016 - Petizione popolare, ricorso al Tar, ipotesi referendum, lettere al Ministro e al Prefetto. Sono le azioni messe in campo dai Comuni e dai Comitati dei cittadini di San Severino, Osimo e Fabriano per opporsi alla decisione della Regione di chiudere i punti nascita presenti negli ospedali di queste tre città.

La guerra dei settempedani non è di oggi, ma annosa. Tutto ha inizio nel dicembre del 2010 quando l’accordo Stato-Regioni suddivide i punti nascita italiani in tre «fasce»: la prima comprende le strutture in cui si superano i mille parti l’anno, la terza quelle in cui non si raggiungono i 500. Nel mezzo ci sono i reparti che contano fra i 500 e i mille parti ogni anno, fra cui San Severino (564 nati nel 2014, 542 nel 2015, per citare i dati più recenti).

L’indirizzo dato alle Regioni, cui spetta l’organizzazione della sanità sul proprio territorio, è quello di mantenere aperti solo i punti nascita con oltre mille parti e chiudere, pian piano, tutti gli altri a cominciare dalla terza fascia. Tuttavia, le Regioni virtuose come le Marche – cioè con i conti della sanità più o meno in ordine – possono chiedere la deroga da 1.000 a 500 parti per salvare strutture presenti in aree disagiate che abbiano comunque le Guardie ostetrica, anestesiologica e pediatrica (per quest’ultima arriva l’eccezione per la difficoltà di reperire medici di reparto).

«Fra il 2011 e il 2014 – spiega il ginecologo e vicesindaco settempedano, Vincenzo Felicioli – la giunta Spacca emana una serie di decreti per riorganizzare il sistema sanitario regionale e abbattere il numero dei posti letto per acuti. In fatto di punti nascita, dopo il blocco dei ‘convenzionati’, si punta a scendere da 13 a 7: uno per ogni Area vasta (Ascoli, Fermo, Macerata, Ancona e Urbino), più il Salesi e il «Marche nord» Pesaro-Fano».

Il primo a saltare è Recanati nel 2013, poi l’obiettivo di chiudere Osimo, Fabriano e San Severino. Ma la protesta di cittadini e amministratori s’infiamma e il progetto torna nel cassetto. Resta però in piedi l’impostazione delle Reti cliniche, che il nuovo presidente Luca Ceriscioli e il neo direttore generale dell’Asur, Alessandro Marini, hanno ripreso ora in mano con lo slancio di chi non sente ragioni. Così, ecco partorite – prima di Natale – le famigerate Determine 913/916 che varano gli Ospedali di comunità e chiudono i 3 punti nascita: a San Severino blocco dei ricoveri da lunedì 18 gennaio e stop ai parti da lunedì 1° febbraio. Finirà davvero in questo modo?