Alex Zanardi: "Nessuna impresa è impossibile"

Mondiali paraciclismo 2019, il campione a Corridonia: "I veri impedimenti sono mentali, il fisico non c’entra"

Alex Zanardi con i fan (foto Calavita)

Alex Zanardi con i fan (foto Calavita)

Corridonia (Macerata), 8 maggio 2019 - Il campione Alex Zanardi è arrivato a Corridonia in occasione dell’unica tappa italiana di Coppa del mondo di paraciclismo: da domani sarà protagonista sulla handbike per le vie della città. Ieri è intervenuto al convegno 'Sport e disabilità' al teatro Lanzi, dove è stato accolto con grandissimo entusiasmo Zanardi, come si sta preparando alla tappa italiana e qual è l’importanza dello sport paralimpico?  «La preparazione per questa competizione è tanta, perché io ci tengo moltissimo e competere in una manifestazione mondiale ti impone fatica e allenamento quotidiani. Lo sport paralimpico ha sicuramente avuto una svolta con le Olimpiadi di Londra 2012 nell’immaginario di tutti: hanno segnato il passo, trasformando le nostre gare, anche per chi le guarda, in eventi davvero competitivi e non più partecipativi, come tendevano a essere considerate una volta». Quanto è cambiata anche la percezione della disabilità?  «Spero di aver dato un piccolo contributo per far capire che cosa la disabilità rappresenta e di quale effettivamente possa essere il vero impedimento, che il più delle volte è maggiormente mentale che fisico o tecnico. Ci sono tante persone disabili che hanno cambiato l’immaginario, dimostrando che tutto può essere fatto: Stephen Hawking muovendo soltanto un occhio ha fatto delle scoperte dell’astronomia per cui l’intero mondo gli è grato. Io anche nel mio piccolo grazie, anche alla popolarità di cui godevo, prima e dopo dell’incidente, penso di aver aggiunto qualche cosa in questo percorso». Domenica è arrivato a Corridonia: qual è stata la sua prima impressione?  «Tutta la cittadinanza ci ha accolti in maniera meravigliosa, un grazie caloroso a tutti. Ero già stato qui da turista diversi anni fa e ora ci torno da protagonista di una manifestazione sportiva molto importante: un’accoglienza straordinaria che nessuno di noi si sarebbe aspettato. Speriamo che Corridonia mi porti bene».  Le sue imprese raccontano la storia di un grande campione: ma campioni si nasce o si diventa?  «Io penso che il campione non nasce come tale, ma che lo diventi, e ci riesca solo e unicamente attraverso la passione: se sali in bicicletta, come per gli altri sport, con l’unica idea di vincere alla fine poi non riesci, ma se mentre stai andando in bici capisci che ti piace farlo allora qualche soddisfazione arriva. Non esiste una ricetta magica se non la si cerca».  Ci sono stati momenti difficili, come è riuscito a trasformare un tragico episodio in una rinascita?  «Nel primo momento in cui ho aperto gli occhi in ospedale ho sentito la gioia, perché ero vivo. Il mio cuore si era fermato per ben 7 volte, mi hanno detto che il mio caso clinico è stato anche studiato per la sua eccezionalità. Io non mi sento un supereroe, ma molto fortunato perché sono riuscito a trovare una grande forza dentro di me, che è poi quella caratteristica imprescindibile del mio carattere».