Caso Maceratese, i creditori chiedono un milione. Nessuna offerta

Ieri l'udienza in tribunale, ma non ci sono le risorse. E il campo di Collevario torna al Comune

Gli ultras della Maceratese (foto Calavita)

Gli ultras della Maceratese (foto Calavita)

Macerata, 23 maggio 2018 - Trenta creditori per la Maceratese, che chiedono poco meno di un milione di euro, e nessun acquirente che voglia acquistare i simboli e i colori della Rata. Una nota positiva: il Comune può riprendersi il campo di Collevario. Questa la situazione emersa dopo l’udienza di ieri in tribunale, dedicata alla verifica dello stato passivo nella procedura fallimentare della società calcistica. Tra un anno però ci sarà un’altra udienza, per verificare se ci siano eventuali insinuazioni tardive nel fallimento che comunque, allo stato, ha poche chance di saldare i conti. Per prima cosa, l’unica buona notizia.

Il giudice Tiziana Tinessa ha accolto la richiesta del Comune, che aveva fatto valere la revoca della concessione con cui l’impianto di Collevario era stato dato alla Maceratese, per ottenerne la restituzione al di là della procedura fallimentare dato che quel bene non era proprietà della società fallita. Il giudice ha accolto l’istanza del Comune, e ora quel campo potrà di nuovo essere utilizzato. Poi restano i conti da saldare. In tutto sono trenta i creditori che sono stati ammessi alla procedura, per provare a recuperare qualcosa di quello che gli spetta. Il conto maggiore lo ha presentato l’Agenzia delle entrate, che rivendica poco meno di 400mila euro, poi il Credito sportivo che aspetta la restituzione di 200mila euro legati al mutuo acceso per realizzare l’impianto fotovoltaico. Seguono il Comune, che chiede oltre 70mila euro per il mancato pagamento dei canoni legati all’uso dell’Helvia Recina, l’Apm che ne rivendica circa 40mila per le bollette dell’acqua a Collevario, l’Inail con 16mila euro, e a seguire gli alberghi delle trasferte, le aziende dei pullman, ristoranti della zona, dirigenti e allenatori. Infine c’è l’assicurazione che aveva dato la fidejussione usata dalla società. Non ci sono, almeno per ora, i calciatori.

Alla fine, il giudice Tinessa ha ammesso poco meno di 450mila euro di crediti privilegiati, e poco più di 450mila euro di crediti chirografari. Mentre il curatore Alessandro Benigni sta tentando di recuperare i soldi pagati poco prima del fallimento dalla società, come prevede la procedura fallimentare, la domanda dei creditori è: con cosa saranno saldati i conti? Al momento, c’è ben poco, per non dire nulla, da recuperare. Anche l’impianto fotovoltaico non produce entrate, visto che è stato staccato per morosità nei pagamenti. Nessuno ha formalmente chiesto di acquistare il marchio e i colori che, senza il titolo, verrebbero via davvero con poco.