Maceratese, Crucianelli getta la spugna. «Non resta che dire addio alla società»

Il nuovo proprietario stacca la spina: lo spettro della terza categoria

Carlo Crucianelli

Carlo Crucianelli

Macerata, 7 luglio 2017 - «Non resta ora che dare un dignitoso addio alla società, consapevoli di aver fatto tutto il possibile e anche di più». Cala il sipario sulla Maceratese e a firmare la resa è lo stesso Carlo Crucianelli che la settimana scorsa aveva rilevato la società. Troppi i debiti da fronteggiare e nessuno disponibile a dare una mano di fronte a una situazione così difficile. Impossibile, a questo punto, sperare nell'iscrizione al campionato di Lega Pro. Il rischio è quello di ripartire dalla terza categoria, a meno che la società non venga rilevata da qualcuno in grado di iscrivere la squadra al campionato di Eccellenza, cosa al momento improbabile. Ed è sempre più probavile che la vicenda si concluda con il fallimento della società.

«Già domenica 2 luglio – scrive Crucianelli –, ci siamo resi conto dell’assoluta mancanza di invio, nei tempi previsti (30.06.2017), dei dati fondamentali per la corretta iscrizione in Lega. La proprietà Crucianelli, di concerto con il collaboratore Alessandro Chiaraluce e con Giovanni Monorchio, resosi disponibile nell’affrontare la situazione, ha però dovuto constatare, sulla base di elementi documentali e notizie attinte dalla Lega, che la posizione della società, appesantita da debiti, inadempienze passate, impegni non assolti, decreti ingiuntivi recentissimi di rilevante importo ed anche, notizia dell’ultima ora, istanze di fallimento a carico della S.S. Maceratese».

Crucianelli mettere nero su bianco le difficoltà. «Pur prendendo in considerazione altre strade che potessero mantenere in vita il calcio Maceratese ad un buon livello (Serie D) ci si è resi conto che l’impresa sarebbe diventata difficile ed i debiti accumulati insostenibili per gli investitori. Il ritardo degli svariati adempimenti ad opera di precedenti gestioni, avrebbero comportato un inizio di stagione con pesanti penalizzazioni, sull’ordine di 20 punti (salvo vittoriosi, ma costosi ricorsi)».

«Di fronte a questo quadro, gli ultimi estremi tentativi di coinvolgere seri imprenditori hanno trovato le porte ancor più chiuse, se si pensa che solo per adeguare il parametro P/A, sarebbero stati necessari circa 368.000 euro, e non 104.000 euro come ci era stato comunicato. Non resta ora che dare un dignitoso addio alla società, consapevoli di avere fatto tutto il possibile ed anche di più. Verrà studiata la formula più conforme alla legge, alla quale verranno demandate le ricerche delle responsabilità di tale disastro».

«A questo punto - aggiunge Crucianelli - vorrei rispondere alla domanda che tutti mi hanno rivolto: chi te lo ha fatto fare? Perché ho deciso di acquisire le quote della Rata? Semplicemente perché pensavo di poter essere di aiuto, di poter contribuire al suo salvataggio, facendo riferimento, oltre ai miei contatti anche a quegli imprenditori/finanziatori locali. In primis, i soci della Rata, poi altri soggetti che si dissero interessati al salvataggio stesso. Mi sono/ci siamo resi conto tutti quanti che il deficit accumulato sino ad oggi è esorbitante; inoltre, quel deficit non è nemmeno quantificabile (se non a spanne) dal momento che la contabilità non è aggiornata (eufemismo)».

«Le buone intenzioni mie e di altri si sono dunque scontrate con la dura realtà dei fatti (accertati solo con il mio ingresso in società): il salvataggio della Maceratese richiede investimenti molto superiori al milione di euro. Di questa situazione ho avuto modo di parlare nella giornata odierna, prima con i soci di minoranza e successivamente con il sindaco di Macerata, che ringrazio dell’invito e del tempo dedicatomi».