"I miei ottanta anni e l’amore per il calcio"

"La Roccia" della gloriosa Maceratese Prenna ricorda i bei tempi: il nostro campionato era bello tosto, con squadre poi salite in A e B.

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di Mauro Grespini

Alberto Prenna, "La Roccia" della gloriosa Maceratese, ha compiuto 80 anni. E’ una delle memorie storiche del nostro calcio, un emblema dei colori biancorossi. Ripercorrere la sua carriera è un po’ come salire a bordo di una macchina del tempo per rivivere i fasti del sodalizio che a metà degli anni Sessanta sfiorò il salto in serie B.

Alberto, com’è andata la festa?

"Bene, in famiglia, assieme a un po’ di amici. Di questi tempi, dove vuoi andare?"

In molti si saranno ricordati del suo compleanno...

"Sì, ho ricevuto parecchi messaggi, pian piano risponderò a tutti".

Del resto, lei è stato una "colonna" di quella Maceratese che ha segnato un’epoca.

"Già, erano altri tempi, il calcio era diverso: più lento, più schematico. Si andava a un altro passo; non saremmo stati in grado di reggere i ritmi di oggi, basati su nuove metodologie di allenamento".

Segue sempre il suo amato sport?

"Qualche volta vado all’Helvia Recina, ma del vecchio calcio è rimasto solo lo stadio. Gli sportivi maceratesi hanno abbandonato il ‘pallone’, ci sono pochi soldi ed è difficile comporre squadre forti".

Ora potrebbe arrivare il Matelica...

"Credo che sia un bene, almeno vedremo un calcio migliore. Le categorie minori offrono livelli piuttosto bassi".

Qualcuno è preoccupato per la tenuta del campo.

"Il Comune e il Matelica sapranno come fare per tutelare il terreno di gioco. Certo, bisognerà utilizzarlo solo per le gare: con quelle della Maceratese saranno 4 o 5 al mese, penso che il campo possa reggerle. Non è lo stesso, fragile, manto erboso dei nostri tempi, che saltava via al minimo impatto".

Confronti fra la Lega Pro di oggi e la C della sua Maceratese?

"Difficile farne. Però, badate bene, quella C era bella tosta, con squadre di rango che poi sono state protagoniste pure in serie A e B".

A proposito, lei per chi tifa? "Simpatizzo per la Juventus, che ha ormai lo scudetto cucito, ma seguo anche il Milan, per il quale – negli anni ‘90 – ho svolto l’incarico di osservatore. La squadra di Pioli sta facendo molto bene; sono contento inoltre per Bonaventura che, dopo un infortunio così grave, è in netta ripresa e dimostra le sue qualità".

Purtroppo lei ne sa qualcosa di infortuni, vero?

"Quando arrivai alla Fiorentina (nel ‘61) ebbi un grave infortunio al ginocchio, erano i legamenti. Dovetti fermarmi per più di un anno, poi ripresi con Rimini e Massa, però dissi addio alla serie A. Nel ‘65 tornai alla Maceratese, dove avevo iniziato a 17 anni, e qui giocai fino al ‘73".