"Sto a terra per l’infortunio, ma non mollo"

Sanfilippo, centrale della Med Store, deve operarsi al crociato. Due anni fa si era sottoposto allo stesso intervento all’altro ginocchio

Migration

di Lorenzo Monachesi

"Il dolore è stato lo stesso di due anni fa quando mi sono rotto il crociato destro e domenica scorsa in quel frangente ho rivissuto un film già visto". Gabriele Sanfilippo, centrale della Med Store Tunit classe 2000, ricorda quel momento del primo set contro Savigliano che lo ha scaraventato indietro nel tempo. "La risonanza dell’altro giorno – dice – ha evidenziato la rottura del crociato e del menisco dell’altra gamba. Già so che per me la stagione è finita e che mi attende un percorso riabilitativo di 7-8 mesi".

Sanfilippo, in quel momento cosa le ha fatto più male?

"Da un lato, mi sono detto di conoscere già il percorso che avrei dovuto fare ma che alla fine sarebbero arrivati i risultati, così c’è da rimboccarsi di nuovo le maniche. Però poi sono affiorati i ricordi dei dolori, delle sofferenze psicologiche quando fallivano i test per verificare come andava la gamba".

In simili frangenti c’è anche il rischio di alzare le mani.

"Sono tanto giovane e questo mi aiuta, perché a 22 anni non posso mollare per un infortunio da cui mi sono ripreso, in cui ho poi apprezzato i frutti di otto mesi di lavoro. Mi alzerò una seconda volta, e poi c’è la passione e l’amore di entrare in palestra per giocare a pallavolo, magari ora lo farò per un percorso riabilitativo ma arriverà il momento di prendere la palla".

Lei è di Catania, qual è stata la reazione a casa?

"Un brutta botta. I miei seguivano la partita in streaming e in quel momento hanno sentito come il sangue gelarsi. Ho chiesto a Gianluca Tittarelli (presidente della Med, ndr) di chiamarli subito per rincuorarli. Loro sono al mio fianco e adesso devo capire dove operarmi. Mio fratello è specializzando in ortopedia e Torino e mi aiuta sapere di averlo al mio fianco in sala operatoria".

Ha parlato con i compagni di squadra e con il tecnico?

"Sì, ho fatto una chiacchierata con coach Gulinelli con il quale mi trovo strabene. Credo – dice il giocatore che studia giurisprudenza a Macerata – che il mio infortunio abbia influenzato la squadra sul piano emotivo. Ora per i compagni inizia un percorso, perché riprendano quello che si meritano perché sono forti, per me inizierà quello che mi porterà di nuovo in mezzo al campo. Insieme ci faremo forza".

Nonostante l’età il suo cammino è stato pieno di ostacoli.

"Il primo anno a Civitanova il campionato di A3 è stato interrotto per il Covid, poi a Macerata ho accusato la rottura del crociato, l’anno scorso a fine stagione mi sono operato a livello vertebrale e dopo due mesi ho iniziato la preparazione con i compagni. Domenica scorsa c’è stata la rottura del crociato".

Quanti messaggi e telefonate ha ricevuto?

"Tanti, mi hanno fatto piacere e dato coraggio, mi hanno scritto che devo trovare la forza per uscire da una situazione complicata e dimostrare il mio valore".

In questo momento non si sente solo pur essendo lontano da casa?

"No, la mia ragazza mi è sempre vicina e la società mi ha già dimostrato più volte di essere al mio fianco con tutte le sue componenti".

La attende un lungo percorso prima di tornare a saltare, murare e schiacciare.

"Serve forza per tornare in campo e pensare di fare dopo tanto tempo il primo salto. Quella gamba che fino a poco tempo fa pensavo malata è ora quella sana, adesso devo trovare fiducia nel ginocchio operato due anni fa perché entrambe mi garantiscano le prestazioni di prima e mi diano più stabilità. Pensare di saltare e atterrare sulle gambe mi mette un po’ più paura dell’intervento e di quello che verrà dopo, ma io non mollo".