Giovedì 25 Aprile 2024

Nel nome della madre: Bowie canta Lennon

Due miti rock uniti dal dolore per un legame familiare spezzato. Esce “Mother” interpretata dal Duca Bianco, a cinque anni dalla morte

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Due disegni, un’amicizia. In un’intervista radiofonica realizzata dalla Bbc per ricordare David Bowie a cinque anni dalla scomparsa – 10 gennaio 2016 – Tony Visconti ha rievocato il primo, imbarazzante, incontro del ’75 del Duca Bianco con John Lennon. "Attorno all’una del mattino David se ne stava seduto sul pavimento della camera con un blocco di carta e un carboncino ignorando completamente Lennon" racconta il produttore squarciando il velo sulla paralizzante timidezza del suo pupillo davanti all’ex Beatle che l’aveva raggiunto in albergo per parlare di una loro possibile collaborazione.

"Dopo circa due ore, gli disse: 'dammi qualche foglio che voglio riprenderti'". Si immortalarono a vicenda e solo allora, dai commenti divertiti su quelle due caricature d’artista nacque l’intesa che li avrebbe portati, complice il chitarrista Carlos Alomar, verso quella Fame capace d’insediare per la prima volta il Duca Bianco in vetta alla Hot 100 di Billboard. Ma anche verso la cover della beatlesiana Across the universe che figura nello stesso album, Young Americans. Mentre la medesima Young Americans contiene un omaggio ai Beatles nel passaggio "…I heard the news today, oh boy", (libera) citazione dell’incipit di A day in the Life.

Quindi, con tutta probabilità, non è un caso che per il 74° compleanno di Bowie, caduto ieri, e il 5° anniversario della scomparsa, in arrivo domani, gli eredi abbiano attinto dagli archivi la cover inedita, databile tra il ’97 e il ’98, di un altro classico di Lennon come Mother, scritto ai tempi della Plastic Ono Band e dei cicli di terapia psicoanalitica col dottor Arthur Jabov per provare a esorcizzare gli spettri che da ragazzo gli avevano scatenato dentro l’abbandono dei genitori e la morte precoce della donna, Julia. Un trauma definito nelle interviste "…molto più importante dei Beatles".

Rapporto tormentato con la madre anche per Bowie: Margaret, la mamma di David "era una persona molto ritirata, molto triste e probabilmente soffriva di depressione cronica" rivela Visconti. "Quando la salute iniziò a peggiorare, anche se non andavano molto d’accordo, David tornò a Londra per vederla". Secondo Visconti, dunque, la rivisitazione del pezzo di Lennon rappresentava per Bowie un gesto d’affetto.

Mother, che circolava già da tempo in versione bootleg su YouTube assieme a un’altra cover recuperata per l’occasione quale Tryin’ to get to Heaven di Bob Dylan, sono acquistabili da ieri in streaming e in vinile a 7 pollici a edizione limitata. Anche se la versione fisica, stampata in sole 8.147 copie (1.000 delle quali color crema) è già praticamente introvabile con quotazioni che superano i 500 euro.

E se il rifacimento del pezzo di Lennon vede lo stesso Visconti al basso, Reeves Gabrels (Tin Machine) alla chitarra, Jordan Ruddess (Dream Theater) al piano, Andy Newmark alla batteria, e Richard Barone ai cori, quello di Tryin’ to get to Heaven mette in gioco pure altri stretti collaboratori dell’uomo caduto sulla terra quali Gail Ann Dorsey al basso e Zachary Alford alla batteria, oltre allo stesso Gabrels.

La rockstar che ha voluto fare pure del suo addio un’opera d’arte, troppo ravvicinati compleanno e uscita dell’ultimo album Blackstar all’annuncio della scomparsa (meno di 48 ore) per non pensare a qualcosa di programmato, è stata ricordata ieri pure con un tributo a cui hanno preso parte lo stesso Visconti, Trent Reznor, Billy Corgan, Adam Lambert, i Duran Duran, l’attore Gary Oldman, Macy Gray, Ian Astbury, Boy George, Gary Barlow e altri ancora riuniti virtualmente in un concertone digitale, evocativo già dal titolo: “Just for one day”, solo per un giorno. Ogni riferimento a Heroes è puramente voluto.

 

 

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