Alluvione Marche, tre mesi di promesse: "Pochi lavori e nessun risarcimento"

Il sindaco di Ostra a 90 giorni dalla tragedia: "Qui non è arrivato neanche un euro di quelli annunciati. Per sistemare l’argine del Misa ho dovuto sollecitare: tutte le volte che piove la gente va a letto vestita"

Ancona, 14 dicembre 2022 - Sono passati 90 giorni esatti dalla tragica alluvione che ha colpito le province di Ancona e Pesaro. A tre mesi dalla serata da incubo poco o nulla si è mosso nel territorio ostrense, quello più colpito sia sotto il profilo delle vittime che per i danni subiti. I lavori in emergenza quanto meno per sistemare l’argine del Misa, sono stati sollecitati dall’amministrazione comunale.

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I paesi sommersi da acqua e fango e i soccorsi dei vigili del fuoco
I paesi sommersi da acqua e fango e i soccorsi dei vigili del fuoco

Federica Fanesi, sindaca di Ostra, come mai l’intervento di messa in sicurezza non sarebbe partito senza le vostre richieste?

"La Regione ha contattato gli esperti dell’università di Firenze e commissionato uno studio molto più ampio e risolutivo a gioco lungo. La cosa per noi va bene, ci mancherebbe, detto questo conosciamo i tempi di realizzazione di questi progetti e soprattutto l’applicazione delle opere. Noi però avevamo bisogno di un intervento di messa in sicurezza immediato. Ogni volta che piove la gente di Pianello va a dormire vestita perché teme una nuova ondata di acqua e fango. E così mi sono rivolta direttamente al presidente Acquaroli che, devo ammettere, ha subito capito il senso della richiesta e lo scorso mese di novembre ha provveduto al via dei lavori che ora sono in corso".

Una comprensione immediata del problema da parte del presidente della Regione?

"Sì, in pochi giorni lungo il fiume, nell’abitato di Pianello sono arrivate le ruspe del genio civile. Gli ho fatto capire la differenza dei costi e dei tempi e che in questo momento andava tenuto conto dei costi sociali. Poi ripeto, ben venga un intervento ambizioso come quello progettato dagli studiosi di Firenze". Altro capitolo molto delicato sono i risarcimenti annunciati dalla Regione: 5mila euro per ogni nucleo familiare colpito e 20mila per ogni impresa del territorio danneggiata. A che punto siamo?

"Guardi, mi obbliga a parlare di una questione molto spiacevole. Di fatto ad oggi nessuno ha visto un euro di quelle somme previste. Sia chiaro, con 5mila euro una famiglia che ha perso tutto ci fa poco, tanto meno un’impresa con 20mila euro, ma quanto meno era un segnale di attenzione e di vicinanza. E comunque erano soldi promessi e annunciati ufficialmente che ancora non sono arrivati". Anche qui, avete sollecitato chi di dovere?

"Certo, a partire dallo stesso Acquaroli e agli uffici competenti della Regione. Evidentemente i tempi della politica sono diametralmente opposti a quelli della vita reale. E pensare che le massime istituzioni ci erano sembrate subito vicine a noi".

Cosa intende?

"Beh, penso alla visita immediata del premier dell’epoca Mario Draghi e quella attuale, Giorgia Meloni, che nel suo discorso alle Camere al tempo aveva menzionato proprio le terre alluvionate delle Marche. La Regione ha annunciato uno stanziamento importante, 21 milioni di euro, ma intanto serviva maggiore sensibilità. È mancato dalle istituzioni il piantare un chiodo dove agganciare le speranze della nostra gente".

Quanti sono gli sfollati attuali dal suo territorio comunale? "Stando alle richiesta dei Cas (Contributi di autonoma sistemazione, ndr) 60 famiglie. Le persone messe negli hotel subito dopo l’alluvione hanno trovato altri tipi di alloggi nel frattempo, ma sono convinta che torneranno".

Alla Zipa delle casine la situazione qual è?

"Un dramma, decine di aziende messe in ginocchio. Mi scuso con loro se il Comune non è potuto intervenire subito, ma con gli scarsi mezzi a disposizione abbiamo operato per priorità partendo dalle case e dalle famiglie. Ora, per evitare nuovi drammi, è fondamentale ripristinare il progetto della bretella proprio alla Zipa. È stata realizzata solo parte dell’opera che il 15 settembre si è trasformata in una sorta di vasca di espansione che ha consentito all’ondata di piena di entrare nella zona industriale e fare danni".