Covid, nuovi contagiati: nelle Marche uno su due è vaccinato. Serve la terza dose

Trend previsto con l’80% della popolazione immunizzata. Ma c’entra anche il calo della protezione anticorpale dopo 6 mesi: serve la terza dose

Il dottor Michele Tempesta, primario del reparto di Terapia intensiva

Il dottor Michele Tempesta, primario del reparto di Terapia intensiva

Pesaro Urbino, 7 novembre 2021 - Crescono i contagi nelle Marche e ormai uno su due è vaccinato. Sui casi positivi infatti il 45,2% ha ricevuto la doppia dose, anche perché ormai siamo quasi all’80% di copertura sulla popolazione dunque, anche per un mero ragionamento statistico, che i contagi tra i vaccinati sarebbero aumentati era largamente atteso. ù

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Ma al di là della matematica, è chiaro che l’aumento dei contagi ha sempre un diretto riflesso sui ricoveri: dunque, anche tra i pazienti ospedalizzati, si registra un aumento dei vaccinati. Infatti, sui ricoveri in area medica (dato marchigiano) il 40.01% è vaccinato con 2 dosi; mentre in area intensiva risulta vaccinato il 21.4% dei pazienti. Dati che si spiegano non solo con la statistica, ma anche con la diminuzione della risposta immunitaria. Ovvero con il fatto che, trascorsi sei mesi dalla conclusione del ciclo vaccinale, gli anticorpi soprattutto negli anziani iniziano a non essere sufficienti a proteggerli dalla variante Delta e Delta plus. L’esito di questa reazione a catena è che avremo una crescita dell’incidenza e delle ospedalizzazioni. Dunque bisogna insistere sulle terze dosi, molto più che sui non vaccinati, che ormai rappresentano una componente residuale e radicalizzata, per quanto comunque ancora la più presente nelle terapie intensive marchigiane. Come conferma il primario della Rianimazione di Marche Nord, Michele Tempesta.

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Dottor Tempesta, qual è la situazione in reparto? "Ci sono 11 pazienti, due dei quali vaccinati ed entrambi sopra i 60 anni. Uno aveva avuto il Pfizer ad aprile, l’altro il Janssen da diversi mesi".

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Questo dato la sorprende? "No, penso che sia normale aspettarsi che aumentino i vaccinati in reparto, con l’80% della popolazione vaccinata. E nel caso specifico i miei pazienti hanno proprio gli anticorpi azzerati. Non sono un epidemiologo ma posso parlare per la mia esperienza personale: fino a settembre non ho più visto un vaccinato in reparto. Adesso sono 2 su 11".

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A parte il vaccino, che tipo di pazienti ha? "Sono per lo più 50/55enni, sia uomini che donne, con patologie comuni come ipertensione, che a una certa età accomuna un po’ tutti; ma c’è anche chi non ha nessuna patologia".

La settimana scorsa c’è stato il decesso di un 48enne di Vallefoglia ad Ancona, non vaccinato. Prima, era stato nel suo reparto. "Sì, era stato da noi ad agosto, poi l’abbiamo trasferito ad Ancona per l’Ecmo. Si è detto che aveva patologie pregresse, ma non erano gravi. Eppure non ce l’ha fatta. Ecco, questo è qualcosa che mi sorprende: il fatto che a volte un fisico giovane risponda alle cure molto peggio rispetto a pazienti più anziani e compromessi".

Ormai sono tutti concordi nell’affermare che i contagi e i ricoveri aumenteranno. Come vi state preparando? "Siamo già attrezzati al peggio. Le minori attenzioni e la variante Delta plus non potranno che incidere su contagi e ricoveri. Ma per fortuna ormai abbiamo una qualità dell’assistenza molto alta".