Covid: "Immunità di gregge, non basta più il 70%"

Il professor Marcello Tavio, il luminare di infettivologia in servizio all’ospedale di Torrette, alza l’asticella delle vaccinazioni per le varianti. "La terza dose? Sbagliato parlarne adesso"

Vaccino: verso una terza dose?

Vaccino: verso una terza dose?

Ancona, 8 agosto 2021 - Dall’importanza dei vaccini e la necessità di elevare la soglia per l’immunità di gregge fino all’80% alla corretta informazione sulla necessità della ‘terza dose’ di cui si parla con insistenza. Marcello Tavio, primario della divisione di malattie infettive dell’ospedale di Torrette, ma soprattutto presidente nazionale della Simit, la società italiana delle malattie infettive tropicali, alza l’asticella della discussione e tocca da vicino gli argomenti legati al Paese e non solo alla realtà territoriale anconetana.

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Professor Marcello Tavio, luminare di infettivologia in servizio all’ospedale di Torrette
Professor Marcello Tavio, luminare di infettivologia in servizio all’ospedale di Torrette

La prima analisi, la più importante al momento, è quella legata alla campagna vaccinale: "Il piano delle somministrazioni sta procedendo, nonostante tutto, ma ci sono ancora diversi milioni di italiani non vaccinati – commenta il dottor Tavio –. Non dobbiamo perdere di vista l’obiettivo principale, raggiungere la quota di immunizzazione globale nel Paese. E per farlo non possiamo più puntare a quota 70%, ma dobbiamo salire di almeno 10 punti percentuali. Solo così possiamo considerare la popolazione protetta. È necessario e decisivo raggiungere quella soglia, l’unica che ci può garantire la protezione dalla variante Delta, ossia quella più contagiosa. È bene però precisare che la Delta oltre ad avere un tasso di contagiosità più elevata rispetto alle altre non è più pericolosa e i prodotti lanciati per la vaccinazione sono in grado di fare effetto. Soltanto alcuni hanno un impatto minore nei confronti di determinate categorie di persone, i più fragili. Il messaggio che deve passare, a tal proposito, è proprio questo: proseguire con la campagna vaccinale per proteggere soprattutto le persone più deboli, gli anziani in primis. Tutti devono vaccinarsi". Con oltre 71 milioni di dosi somministrate qualcuno sta già pensando alla terza dose, ma l’infettivologo veneto in servizio a Torrette dice la sua: "Credo che adesso parlare della famosa ‘terza dose’ sia del tutto prematuro. Sì alla programmazione, ma in ottica futura, adesso credo sia fuorviante sostenere questo punto perché si finisce col dare alle persone un messaggio non corretto. La gente pensa che due dosi non bastino come protezione, in realtà così non è. Sappiamo che due dosi potrebbero non essere sufficienti per alcuni segmenti della popolazione, i più fragili. Ad esempio i pazienti trapiantati, oggetti che effettivamente potrebbero andare incontro a un calendario che preveda una soluzione del genere. Per il resto, la stragrande maggioranza dei casi ci dice che due dosi sono protettive, inoltre, andando avanti con la stagione e con i progressi scientifici presto avremo a disposizione prodotti terapici in grado di coprire anche le varianti. A quel punto vedremo come allargare lo spettro e allineare la campagna vaccinale Covid come accade per l’influenza". Infine un ulteriore messaggio ottimistico lanciato dal luminare: "È vero, rispetto a un anno fa ci sono più ricoveri, più casi e le braci per riaccendere nuovi focolai, però abbiamo i vaccini che un anno fa non c’erano. Al tempo la comunità scientifica sapeva che la prospettiva, nell’autunno del 2020, non era così favorevole".