
Benigni, portavoce del coordinamento per la Ferrovia dei due mari "In funzione solo alcuni tratti. Per le Marche ricadute pari a 1,6 miliardi" .
Una linea ferroviaria per collegare Roma a San Benedetto e il Piceno, tagliando l’Italia e avvicinando due mari, Tirreno e Adriatico. L’idea è nata alla metà dell’Ottocento (1841) – non c’era ancora l’Italia, bensì lo Stato Pontificio – ma oggi è più che mai attuale, in primis perché la ferrovia è rimasta un’incompiuta in cerca d’autore in uno spezzatino di tratti realizzati (e in funzione), soltanto progettati o neanche quello. Guido Benigni è il portavoce del Coordinamento "Ferrovia Salaria", un gruppo di cittadini che chiede di attuare tutte le azioni necessarie per realizzare la "Ferrovia Salaria".
Benigni, racconti. Come nasce il progetto? "Il progetto risale già alla prima metà dell’Ottocento, quando lo Stato Pontificio lo ritenne fondamentale come collegamento trasversale tirrenico-adriatico. Nei primi anni del Novecento sembrava si fosse pronti ad avviare i lavori, tanto che ci fu una manifestazione organizzata dalla Provincia di Ascoli, nel 1903, per festeggiare l’inizio del cantiere. Poi, per difficoltà burocratiche e forse per il fallimento di una ditta, l’opera non fu mai realizzata. Da quel momento, la Ferrovia dei due mari, o Ferrovia Salaria, è stata soltanto una promessa elettorale molto longeva. Ma Italia Nostra, ad Ascoli, ha mantenuto l’attenzione sul progetto e così, come coordinamento, nel 2017 abbiamo indetto una petizione online, che conta più di 11mila adesioni, e un incontro pubblico ad Antrodoco".
E ora a che punto siamo? "A oggi, della linea ferroviaria che dovrebbe collegare Roma a San Benedetto, si hanno soltanto alcuni tratti attivi: la Roma-Fara Sabina (Passo Corese), la Rieti-Antrodoco (facente parte della linea Terni-Sulmona) e la Ascoli-San Benedetto. Grazie al Coordinamento Ferrovia Salaria, nel 2021 siamo riusciti a ottenere 40 milioni come finanziamenti stanziati dalla commissione bilancio del Senato per la progettazione dei collegamenti tra Roma e i capoluoghi appenninici. L’intero contributo è stato destinato a un primo tratto della parte laziale della futura Ferrovia Salaria, ovvero alla nuova linea Passo Corese-Rieti".
E il resto? "Mancano ancora risorse, studi di fattibilità e progettazioni dei chilometri che separano Antrodoco da Ascoli. Sul fronte marchigiano, siamo ancora in alto mare. Nonostante nel 2003 sia stato già redatto uno studio di fattibilità per questa tratta (commissionato dal Comune di Ascoli), l’unica cosa che sappiamo è che l’intervento è stato incluso nel documento strategico della mobilità ferroviaria di passeggeri e merci del ministero dei trasporti e nell’appendice al contratto di programma 2022-26".
Quali vantaggi potrebbe portare la Ferrovia Salaria? "In primis, il riequilibrio demografico tra le aree interne e la costa, poi la rivitalizzazione delle aree interne e l’accessibilità sostenibile ai parchi nazionali dei Sibillini, del Gran Sasso e dei monti della Laga. Ma anche l’offerta di un mezzo di trasporto moderno e democratico a turisti e pendolari. Con questa ferrovia ci sarebbe quindi una maggiore attrattività economica e un impulso a nuovi investimenti qui, grazie anche all’accorciamento delle distanze con la Capitale e i suoi hub internazionali. Uno studio di fattibilità socio-economica del 2022 riguardante la tratta marchigiana della ferrovia, commissionato dalla Camera di commercio delle Marche a Uniontrasporti, ha effettuato una stima dei vantaggi per famiglie, cittadini e imprese. Si parla di ricadute sul territorio pari a 1,6 miliardi di euro".
Quindi, dopo un secolo e mezzo, oggi sarebbe ancora utile? "Uno dei motivi che ha spinto tantissimi cittadini a firmare la petizione sul web è: ‘Semplice, poiché è indispensabile’. E non più rimandabile, aggiungerei".