
La ricostruzione della trattativa per l’apertura di una sede a Fano "Per collaborare con noi avrebbero dovuto aprire una fideiussione" .
In attesa che i rettori marchigiani si esprimano personalmente, l’Università di Urbino interviene sul caso Link University e sulla paventata apertura di una sede a Fano, chiedendo che la buona politica difenda Ateneo e territorio, ma specificando di non aver respinto una collaborazione con la stessa Link. "Occorrono precisazioni, sottolineando lo sconcerto e lo stupore dell’Università di fronte alle affermazioni da parte di esponenti politici della città di Urbino apparse a mezzo stampa – spiega la Carlo Bo –. Quando si fanno dichiarazioni pubbliche di tal portata e così perentorie bisognerebbe conoscere non solo il reale svolgimento dei fatti ma anche un minimo di regole e norme che disciplinano l’ordinamento universitario. Non è vero che Uniurb abbia respinto la collaborazione con la Link. Al contrario, ha iniziato insieme all’Università Politecnica delle Marche, che già ospita una Facoltà di Medicina, un’interlocuzione votata al dialogo, consapevole che se il processo di apertura alle realtà private dovesse svolgersi nella nostra regione, sarebbe meglio con noi piuttosto che altrove".
L’Università ricorda qual è la normativa a riguardo. Il ministero consente il finanziamento di cattedre da parte di privati solo a condizione che sia versata agli Atenei una somma pari a 15 anni dello stipendio di ogni singolo docente o, in alternativa, trattandosi di cifre insostenibili per qualsiasi realtà privata, la stipula di una fideiussione quindicennale a favore degli Atenei pubblici coinvolti con conseguente versamento delle somme a ogni singola annualità. "Le cattedre in questione erano quelle necessarie a integrare le forze messe a disposizione dei due Atenei (Uniurb e Univpm) per coprire il fabbisogno formativo dei corsi di cui si parla. L’interlocuzione si è incentrata su questo aspetto vincolante. In assenza della fideiussione, il ministero calcola i costi a carico degli Atenei. Ci si è lasciati con l’impegno della Link di contattare il ministero per capire se ci fosse margine per una procedura derogatoria". L’Università Link è però andata avanti "con corsi in autonomia, non collegati ad alcuna università" e questo dimostrerebbe che "il vincolo dell’obbligo fideiussorio non sia stato rimosso". Per questa ragione "nessun Ateneo, alle condizioni poste, può incardinare corsi di studio al proprio interno in violazione delle norme".
In definitiva, Uniurb non ha bisogno di "trovarsi al centro di strumentalizzazioni politiche per fini che nulla hanno a che vedere con il suo ruolo. Ha bisogno invece di una buona politica che sappia proteggere e tutelare il territorio e creare le condizioni per consentire congiunture favorevoli a un futuro di prosperità e sviluppo. Non è proponendo le più fantasiose formule scollegate dal mondo delle norme e delle regole, né con la continua proposta d’apertura di altrettanto fantasiosi corsi di studio che si creano queste condizioni".
Nicola Petricca