ALESSANDRO CAPORALETTI
Cronaca

Rebus terzo mandato. Nel Pd scoppia la grana: "Deroga? Non la chiedo"

ANCONA Tanto tuonò che piovve. Sul terzo mandato per i consiglieri regionali il Pd delle Marche s’è già incartato prima ancora...

ANCONA Tanto tuonò che piovve. Sul terzo mandato per i consiglieri regionali il Pd delle Marche s’è già incartato prima ancora...

ANCONA Tanto tuonò che piovve. Sul terzo mandato per i consiglieri regionali il Pd delle Marche s’è già incartato prima ancora...

ANCONATanto tuonò che piovve. Sul terzo mandato per i consiglieri regionali il Pd delle Marche s’è già incartato prima ancora di approvare il regolamento per le candidature che dovrebbe sciogliere il rebus e invece rischia di complicarlo ancora di più. E suonano (non a caso) come divinatorie le parole della consigliera regionale Manuela Bora ("il terzo mandato è previsto dallo statuto, chi farà il regolamento ha tutto il diritto di farlo e spiegherà la logica di scelte diverse") alla luce delle ipotesi che circolano ai piani alti del partitone per dirimere la vexata quaestio, che stasera approderà nella direzione regionale, ma non prima dell’ennesimo passaggio in segreteria.

Appunto. Semplificando, per quel che è possibile, la procedura sarebbe più o meno questa: chi vuole candidarsi per il terzo mandato dovrà chiedere una deroga alla direzione regionale, che deciderà con voto segreto, ma per avere il via libera servirà addirittura la maggioranza ’qualificata’ (due terzi). Ecco, a beneficio della chiarezza va detto che cotanta procedura si applica a non più di quattro (o forse meno), possibili candidature – gli anconetani Antonio Mastrovincenzo e Manuela Bora, Fabrizio Cesetti nel Fermano e Anna Casini ad Ascoli, l’esatta metà del gruppo consiliare uscente, più o meno un decimo dei candidati che esprimeranno i dem –, seppure dal peso specifico tutt’altro che trascurabile, a giudicare dai voti (tanti) presi alle regionali del 2020. Ecco, mentre la Casini probabilmente passerà la mano per impalmare il giovane segretario provinciale del Pd di Ascoli, Francesco Ameli, e per Mastrovincenzo (maggioranza dem) il passaggio potrebbe essere abbastanza agevole, chi ha già deciso che non chiederà candidature o deroghe di sorta, seppure abbia già dato la disponibilità in tempi non sospetti, è proprio Cesetti, l’uomo forte del Pd fermano.

"Non ho mai chiesto una candidatura dal 1976 e non la chiederò ora, neanche se alla fine il gruppo dirigente del Pd dovesse approvare una deroga a favore del terzo mandato – scandisce Cesetti, già assessore regionale e presidente della Provincia di Fermo –. Ho già dato la disponibilità, sollecitata da una parte del partito fermano, da alcuni sindaci, esponenti della società civile, del mondo del lavoro e delle imprese. Ecco, se il Pd ritiene che possa essere utile alla causa bene, altrimenti me ne farò una ragione e continuerò a lavorare per sostenere lealmente Matteo Ricci e il partito".

"Ma la candidatura non può diventare una questione individuale, il partito non è un ufficio di collocamento e le elezioni non sono un concorso. Le candidature vanno decise alla luce del sole, in modo trasparente e democratico, e varate nell’esclusivo interesse del partito", precisa Cesetti a proposito del voto segreto. Poi aggiunge: "Bene il rinnovamento (la parola d’ordine della segretaria Bomprezzi, ndr), ma a settembre eleggeremo il presidente della giunta regionale e il Consiglio regionale, e non il rinnovamento. Certo, è auspicabile che li si elegga all’insegna del rinnovamento, purché questo sia sufficiente a vincere le elezioni. Ma questa valutazione deve farla il partito". Come a dire: alla fine serviranno i voti. E siamo proprio sicuri che nuovo sia sinonimo di migliore?

Alessandro Caporaletti