Lavoro, giovani in fuga dalle Marche: "In 18 mesi 75mila dimissioni"

E 6.679 under 40 hanno lasciato la regione nel 2021. Mazzucchelli (Uil): qui gli stipendi più bassi

Ancona, 14 gennaio 2023 – Giovani in fuga dal lavoro: da una parte le aziende marchigiane cercano dipendenti, dall’altra il fenomeno delle dimissioni volontarie, più di 48mila nel 2021 e oltre 27mila solo nei primi sei mesi dell’anno scorso. Totale: 75mila uscite dal lavoro per dimissioni in appena diciotto mesi.

Chi lascia? Circa il 60% dei lavoratori dimissionari ha meno di 44 anni e i settori più colpiti sono l’industria, il comparto alberghiero e il commercio, secondi i dati Anpal. "Sono tutti ragazzi che non vogliono responsabilità o c’è qualcosa di più profondo?", chiede Claudia Mazzucchelli, segretaria generale della Uil Marche.

Un dato: nel 2021, 2.439 marchigiani under 40 si sono trasferiti all’estero e 4.240 fuori dalla regione, in tutto sono 6.679. "Dobbiamo prendere atto che nelle Marche abbiamo gli stipendi più bassi dell’Italia settentrionale e centrale, e tanto lavoro a tempo determinato – rileva Mazzucchelli –. Siamo convinti che dietro ai numeri non ci sia una fuga dalle responsabilità o lo spauracchio del reddito di cittadinanza, ma la volontà di trovare condizioni di vita, lavorative ed economiche, più vantaggiose".

Dall’indagine Excelsior di Unioncamere e Anpal emerge infatti che di oltre 33mila assunzioni previste nel trimestre gennaio-marzo 2023, appena un quarto sarà a tempo indeterminato. Per il restante 75%, l’ingresso nel mondo del lavoro sarà caratterizzato da contratti a tempo o atipici.

"Secondo noi – aggiunge la segretaria Mazzucchelli –, alla base di questo fenomeno c’è proprio la mancanza di appetibilità. È necessario avviare una volta per tutte un serio tavolo di confronto tra associazioni sindacali e datoriali, Regione, mondo dell’istruzione e della formazione, perché bisogna partire da una seria ed efficace programmazione di sviluppo economico e sociale per risolvere il mancato incontro tra offerta e richiesta di lavoro. Gli Its rappresentano un’occasione da non perdere per formare tecnici specializzati ed è importante per la loro efficacia formativa, ma anche occupazionale, che i componenti di fondazioni, imprese, università, centri di ricerca, enti locali, sistema scolastico e formativo collaborino attivamente. Altrettanto non si può dire per l’alternanza scuola-lavoro, oggi Ptco, ‘Percorsi per le competenze trasversali e per l’orientamento’, che andrebbe ripensata. Se parliamo di uno strumento di confronto tra scuole e società ci può stare, ma non dimentichiamo che il compito principale dell’istruzione è di formare cittadini consapevoli, non meri lavoratori che non conoscono né doveri, né diritti. Soprattutto occorrono percorsi seri, definiti".

"Il sistema sociale ha bisogno di fiducia e di investimenti – dice ancora la segretaria generale della Uil –. Ci vuole coraggio per investire in un momento di instabilità e incertezza, ma è dimostrato che le aziende che investono in ricerca e innovazione sono quelle che registrano i migliori risultati in termini di fatturato e di benessere lavorativo, perché più si fa innovazione, più si innalza la capacità e la qualità lavorativa, più si dà un volano allo sviluppo e ai salari. E qualità lavorativa significa anche felicità e dignità, raggiunta attraverso l’equa retribuzione, la sicurezza nei luoghi di lavoro, la protezione sociale, il riconoscimento del proprio valore come lavoratore, ma soprattutto come persona".