Nuovi contagiati covid. "Sintomi lievi, ma c’è chi si infetta due volte in 20 giorni"

Medici di base alle prese con lo tsunami dei positivi. Il coordinatore di Pesaro De Santi: "La loro vera ossessione è uscire dall’isolamento"

Il dottor Danilo de Santi, medico di medicina generale e coordinatore del distretto Pesaro

Il dottor Danilo de Santi, medico di medicina generale e coordinatore del distretto Pesaro

Pesaro, 30 dicembre 2021 - Tanti, troppi positivi, tutti assieme. La bomba è scoppiata dopo Natale e adesso è incontenibile. I telefoni dei medici di base squillano in continuazione: sono loro il parafulmine di tutte le ansie dei positivi, anche perché, al netto dei sintomi – perlopiù lievi o inesistenti – la vera ossessione è un’altra: farsi fare il tampone. Uscire dall’isolamento. "Non c’è tregua – conferma il dottor Danilo de Santi, medico e coordinatore dell’equipe territoriale del distretto di Pesaro –, mi chiamano anche dalla montagna: siamo travolti dalle richieste. Ci chiamano perlopiù perché vogliono l’appuntamento per il molecolare al drive, non tanto per i sintomi, che rispetto alle precedenti ondate, quando non c’erano i vaccini, sono davvero blandi. E’ un problema di tracciamento, con l’Asur che è in evidente difficoltà. Comunque spero che passi l’ipotesi di accorciare le quarantene, anche perché di questo passo riguarderà mezza Italia".

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​Esplosione Omicron

Un’esplosione che secondo De Santi ha un’unica spiegazione: Omicron, che nelle Marche ha superato il 70-75% di diffusione. "Credo che ormai sia evidente che la nuova variante è diventata predominante anche qui. Lo capisco non solo dall’esplosione dei casi, mai vista in queste proporzioni, ma anche dal fatto che registro dei casi di reinfezione. Ho pazienti attualmente positivi che si erano negativizzati 15/20 giorni fa. Altri, anche vaccinati, che l’avevano avuto questa estate e l’hanno ripreso. Non può essere la Delta".

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Sintomatologia

In tutti i casi, comunque, va detto, anzi, gridato che rispetto alle altre ondate Covid – quando la gente moriva in casa in crisi respiratoria e gli ospedali erano saturi – questa è tutta un’altra storia. Almeno per ora: "Rispetto all’inverno scorso, quando vedevo morire pazienti e colleghi, ora è tutto diverso. La sintomatologia è lieve – spiega il dottore –: perlopiù mal di gola, mal di testa, tosse, raffreddore, febbre sotto i 37 e mezzo. In tutte le fasce d’età" Nel mucchio ci sono anche i non vaccinati, che malgrado siano una nettissima minoranza, si contagiano in proporzione più degli altri e più degli altri finiscono in Terapia intensiva (ieri erano il 74%). "Loro sono preoccupati perché non ricevono il green pass alla guarigione. Sono stati tracciati? Mi viene il dubbio. E non credo siano casi isolati". Comunque al momento – secondo l’esperienza del medico – anche i novax non stanno patendo conseguenze drammatiche dall’infezione. "Ma attenzione, non facciamo passare il messaggio sbagliato. Non è il caso di stare troppo tranquilli: io, quando mi chiamano dei pazienti non vaccinati, per prima cosa mi incavolo molto. Poi faccio comprare un saturimetro e dico loro di monitorarsi tre volte al giorno. Sotto i 95 drizzo le antenne".

Terapie domiciliari covid

Sulle terapie domiciliari le indicazioni dei medici sono spesso diverse: chi prescrive subito antibiotici, chi solo antinfiammatori. "Sono uscite le linee guida dell’Aifa proprio l’altroieri – spiega De Santi –: si inizia con l’antinfiammatorio, Brufen, Ibuprofene o aspirina. Se i sintomi persistono, ad esempio la tosse, e magari c’è anche il fattore dell’età, si comincia con antibotico, cortisone ed eparina. Se la tosse diventa più insistente e la febbricola non passa, i protocolli dicono di aspettare 7 giorni, ma personalmente io, se in 3/4 giorni non vedo un miglioramento, comincio a valutare se non sia il caso di aumentare la terapia".

Terza dose la carta vincente

La carta vincente contro questa quarta ondata sono le tre dosi. Ma anche lì non mancano i problemi. "Da ieri – ancora De Santi – per la seconda e la terza dose ci vuole la prenotazione. Ma sta succedendo che se tu chiami oggi per fare la terza, ad esempio, il sistema ti dà l’appuntamento a fine gennaio e molti mi stanno chiamando, perché devono partire o hanno paura di aspettare e vogliono mettersi al sicuro prima... Allora io mi prendo in carico queste persone e vado al centro vaccinale a recuperare le dosi per somministrarle nel mio ambulatorio. Martedì sono andato al Ristò e ne ho prese 6. Era pieno di gente ed ho scoperto che il centro era aperto solo tre mattine. In una situazione del genere è una follia: bisogna aumentare le sedute vaccinali, tutti i giorni, mattina e pomeriggio. Una città di 90mila abitanti non può avere un centro aperto tre mattine. L’Asur ci dia le risorse per far vaccinare noi medici negli ambulatori".  

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