Sciopero magistrati, nelle Marche quasi il 64% ha aderito

Su 175 magistrati (giudici e pm) ben 111 hanno aderito in tutta la regione: ecco i numeri

Sciopero magistrati, foto generica

Sciopero magistrati, foto generica

Ancona, 16 maggio 2022 - Lo sciopero della Magistratura tocca percentuali alte nelle Marche, con una adesione pari al 63,80%. Su 175 magistrati (giudici e pm) ben 111 hanno aderito in tutta la regione. Bene Pesaro dove i in Procura hanno fatto sciopero 4 pubblici ministeri su 5. Ad Ascoli hanno fatto sciopero 11 giudici e 4 pubblici ministeri, a Macerata 6 giudici e 4 pm mentre ad Urbino l'adesione in Procura è stata pari a zero su i tre pm in organico mentre i giudici hanno aderito in tre. Ancona ha avuto le adesioni complessive più basse non tanto in Procura, dove su 12 pubblici ministeri hanno scioperato in 8, quanto piuttosto tra i giudici dove solo in 15 si sono astenuti.

L'Associazione nazionale magistrati segnala però una alta percentuale di scioperanti in Corte d'Appello di Ancona, pari al 55%. L'astensione dal lavoro, per giudici e pubblici ministeri, era in programma per la giornata di oggi dove in tutti i tribunali della regione sono saltate udienze (non quelle urgenti quali convalide di arresti o processi con detenuti). Ad indire lo sciopero è stata l'Anm, contraria alla riforma dell'ordinamento giudiziario e del sistema elettorale del Csm in discussione in Parlamento.

Ad Ancona, tra le udienze saltate, c'è stata anche l'udienza preliminare sulle casette Sae, relativa all'inchiesta sul terremoto. La data di oggi era stata fissata già dopo un rinvio avvenuto quattro mesi fa dopo difetti di notifica. Era l'udienza in cui si doveva decidere se mandare a processo o meno 19 persone e 15 aziende coinvolte nello scandalo della case abitative d'emergenza date agli sfollati del sisma del 2016. Implicati ci sono funzionari pubblici come il capo della Protezione Civile David Piccinini, funzionari dell'Erap e imprenditori accusati di concorso in abuso di ufficio, truffa, falso ideologico commesso in atto pubblico e frode nelle pubbliche forniture. Rischia il processo anche Giorgio Gervasi, presidente del consorzio Arcale a cui venne affidata la realizzazione delle casette. La Procura contesta che nella loro realizzazione siano state impiegate ditte non in possesso delle certificazione antimafia che hanno effettuato opere anche di scarsa qualità.