Suicidio assistito, c'è un altro caso nelle Marche. Scontro Saltamartini-Cappato

Secondo il titolare regionale della Sanità Mario non avrebbe i requisiti per avere diritto al suicidio assistito. In attesa il caso di Antonio

Marco Cappato e Filippo Saltamartini

Marco Cappato e Filippo Saltamartini

Ancona, 23 dicembre 2021 -  Sul suicidio assistito, con in primo sì in Italia ottenuto da Mario, un tetraplegico marchigiano, si assiste a uno scontro in diretta, se pure a distanza, ai microfoni di Sky Tg24 tra l'assessore regionale alla Sanità delle Marche Filippo Saltamartini e Marco Cappato, che ha assistito Mario nella sua battaglia giudiziaria.  Secondo l'assessore ci sono delle "questioni tecniche da sciogliere" che fanno sì che la Regione Marche (e quindi l'Asur, Azienda Sanitaria Unica Regionale) non possa intervenire nel caso di Mario, il tetraplegico che ha chiesto accesso al suicidio assistito. In particolare Saltamartini ha citato alcuni passaggi della decisione del Comitato Etico Regione Marche (Cerm), segnalando che Mario non avrebbe i requisiti per avere diritto al suicidio assistito in base alla sentenza della Consulta sul caso dj Fabo. 

Mario è "capace di intendere e di volere", ma "non motiva i presupposti per i quali è stato richiesto uno specifico farmaco (il tiopentone sodico, ndr), una specifica quantità di 20 grammi e senza specificare le modalità di somministrazione". Tra le questione citate da Saltamartini anche il rifiuto di cure palliative "in base ad sensazioni di dolore soggettive". Secondo l'assessore, la questione deve essere decisa dal Tribunale di Ancona, anche perché la regione "non ha potere normativo in questo settore". 

Per Cappato, invece, che ha parlato di "trappola burocratica", "non è un tribunale che può stabilire quali sono le procedure mediche attraverso le quali Mario può ottenere quello a cui ha diritto. Se la Regione Marche si gira dall'altra parte e se ne lava le mani si assume una grave responsabilità, quella di infierire con violenza su una persona che non vuole stare in quella condizione e chiede da mesi di essere messo nella condizioni di esercitare il suo diritto".

Nelle Marche c'è anche il caso di Antonio

Nelle Marche c'è un secondo caso di paziente che chiede la verifica delle condizioni per il suicidio assistito, oltre a Mario, che si era rivolto al tribunale di Ancona per ottenere la verifica delle condizioni per l'accesso al suicidio assistito, con pronunciamento del Comitato Etico regionale.  Si tratta di Antonio, anche lui tetraplegico dopo un incidente stradale, avvenuto 8 anni fa, e e ora da un anno in attesa di una chiamata dell'Asl di competenza per la verifica delle condizioni previste dalla sentenza della Corte Costituzionale numero 242/2019 su caso 'Cappato/Dj Fabo'. 

 

Il suo caso è stato reso noto a ottobre da parte dell'associazione Luca Coscioni, che assiste lui e Mario. Per Antonio era stata annunciata "una lettera di messa in mora con diffida ad adempiere al ministro della Salute Roberto Speranza e alla ministra della Giustizia Marta Cartabia, mettendo a conoscenza anche il Presidente del Consiglio Mario Draghi". Al centro della diffida, appunto, il caso di Antonio che aveva scritto all'azienda sanitaria di appartenenza il 2 ottobre scorso, ricevendo un "diniego privo di motivazione legata alla sua condizione che non è mai stata verificata dall'Asur". 

Il precedente: Max Fanelli

Ma nelle Marche viveva, a Senigallia, anche Max Fanelli, malato di Sla e protagonista della battaglia per la legge sul fine vita, morto nel 2016, tre anni prima della sentenza della Corte costituzionale sul caso dj Fabo. E nel 2013 aveva fatto ricorso al suicidio assistito, in Svizzera, l'ex assessore del Comune di Jesi Daniela Cesarini, di Rifondazione comunista, che per andarsene aveva scelto la data emblematica del 25 aprile.